Camargue: liberta’ e natura

I’m back again… sono passati diversi mesi prima che ricominciassi a scrivere, ma non vuol dire che non abbia viaggiato, nell’ultimo periodo sono stata in Camargue, in Grecia, in Cambogia, in Thailandia e in Brasile. Ogni paese mi ha dato moltissimo e ho amato ogni singola destinazione, in modi differenti; ma ora vorrei ripartire con il primo viaggio che ho fatto a Giugno, ovvero la Camargue.

Stavo progettando questo viaggio da diversi anni, ma non avevo mai avuto il tempo di andarci, nonostante non sia estremamente distante da Milano. Mi ha sempre affascinato guardando le foto in internet, lande desolate, cavalli che corrono liberi nell’acqua, i tori, il mare, i fenicotteri, e mi sono sempre chiesta se fosse vero, se in Europa potesse esistere un posto che sembra tanto magico, senza dover andare dall’altra parte del mondo.

Il mistero di cosa troverai in un viaggio è proprio quello che ti spinge a realizzarlo, così ho preso la mia attrezzatura fotografica (una vecchia reflex digitale e il mio smartphone) e sono partita alla volta di Saintes Maries De La Mer con la macchina. Il viaggio è durato circa otto ore, calcolando però anche l’uscita errata dall’autostrada e il tempo sprecato per ritrovare la via giusta! Alla fine sono arrivata alle nove di sera e sono stata accompagnata da un bellissimo tramonto sulla laguna; l’hotel che dove ho soggiornato si chiama “La Palunette” ed è situato lungo la strada che porta a Saintes Maries De La Mer, nella quale ogni anno si svolge la festa dei gitani. Quando sono arrivata la festa era finita da una settimana, ma ho respirato ugualmente l’atmosfera girovaga che pervadeva le strade della città.

Il mio entusiasmo si è acceso subito quando ho visto che l’hotel aveva un maneggio, ed era attorniato dalla natura incontaminata; l’albergo è in stile “messicano” una struttura bassa con mura bianche e infissi e porte colorate. La mia camera aveva un terrazzo che dava proprio sulla laguna e potevo vedere i cavalli liberi davanti a me… un sogno ad occhi aperti sul serio!

Il giorno seguente, dopo una fantastica colazione, mi sono diretta al parco ornitologico di “Pont De Gau” il parco regionale nazionale dedicato agli uccelli, e naturalmente ai fenicotteri. Non credevo di vederne tanti in natura, o meglio non li avevo mai visti liberi ed è una sensazione indescrivibile… certo non si può interagire con loro, io mi riferisco a ciò che emanano: libertà e tanto tanto rosa… “la vie en rose”. Sono uccelli particolari, sono grandi e volano e hanno queste zampe magrissime e lunghissime che li fanno sembrare tante modelle ad una sfilata di moda, sono eleganti e affascinanti. Io li adoro, se non si era capito!!! Oltre ai fenicotteri , che proprio sul delta del Rodano hanno fatto l’unica base di riproduzione in Europa, ci sono innumerevoli altre specie.

Dopo aver fatto una lunga sosta per fotografare i fenicotteri, tantissime foto che sembrano tutte uguali, ma hanno le loro differenze, ho percorso uno dei sentieri che porta in mezzo alle paludi e dove ci si sente completamente soli a contatto con la natura (fortunatamente a giugno non c’è molto turismo e sembra davvero di essere sperduti in lande deserte).

Kui Buri Park: delusione e meraviglia

Eccomi a scrivere nuovamente, ho fatto una lunga pausa e ora mi rimetto in pari. Ho lasciato in sospeso il mio ritorno in Thailandia e voglio raccontare la mia visita al parco di Kui Buri, tra delusione e meraviglia.

Il mio hotel dista pochi chilometri dal parco e con poco più di mezz’ora di macchina ci si arriva; la strada è molto piacevole e passa attraverso i villaggi nelle campagne e paesaggi bucolici immersi nella natura. Tra palmeti e pinete eccomi giunta al primo sito, non c’è molto da vedere a meno che non ci si addentri nei sentieri natura a piedi, ma è strettamente necessario avere una guida per non rischiare di perdersi. Il fatto di rimanere “intrappolata” nella foresta è un’idea che mi attira, ma forse è un pò pericoloso visto gli animali che ci vivono… Quindi decido di fare una passeggiata nell’area campeggio e di arrivare fino al quartier generale, dove ci sono gli alloggi dei Rangers. Quì incontro un meraviglioso e simpatico orso nero asiatico che sembra un orsacchiotto di peluche e me ne sono già innamorata, purtroppo è chiuso in una enorme recinzione perchè è sotto cure; dal momento che la razza rischia l’estinzione a causa della deforestazione e anche della medicina cinese, è una specie protetta.

Dopo aver lasciato il mio amico orsacchiotto, mi dirigo verso un altro sito del parco, dove posso organizzare una sorta di safari, addentrarmi nella foresta e riuscire a vedere qualche altro animale selvatico. Prima di arrivare però, mi fermo a fare una sosta pranzo in uno spiazzo in riva ad un lago, dove c’è una bella vista sulle colline e la splendida giornata di sole rende tutto più magico. Quando mi rimetto alla guida scorgo altri favolosi paesaggi sulla strada e sembra quasi di non essere in Thailandia, ma mi ricordano un pò le valli del mio paese.

Arrivo al quartier generale da dove partono i tour safari e al momento c’è poca gente, manca in effetti mezz’ora all’apertura della biglietteria. Non so bene come funziona e, man mano che passano i minuti le persone aumentano e io mi preoccupo di dover dividere un pick up con tutta quella gente. All’apertura dell’ufficio faccio i biglietti e scopro, con mio grande piacere, che ognuno avrà il proprio pick up con una guida e un autista personale, al modico prezzo di 800 thb (circa 21 euro) a testa. Saluto la mia guida, una giovane ragazza che non parla inglese e il mio autista, salgo dietro al pick up con lei e inizio il mio tour, seguita dalle altre auto ovviamente. Arriviamo ad una prima torretta di avvistamento, ma dai walkie talkie avvisano che non ci sono animali in vista per il momento. Dal momento che nessuno capisce molto le proprie guide, siamo tutti un pò incerti sul da farsi, aspettare o proseguire? Che dilemma… Alla fine io e qualche altra persona decidiamo di proseguire e di tornarci magari successivamente, sempre che ci sia qualcosa da vedere.

Arriviamo alla seconda torretta, ma qui non scendiamo neanche dalla macchina, perchè ancora una volta non c’è niente da vedere… Proseguiamo e arriviamo in un grande spiazzo dove parcheggiamo i pick up e scendiamo, la vista è da mozzare il fiato, intere vallate verdi di foresta incontaminata, davvero meraviglioso, ma di animali neanche l’odore. Siamo in pochissimi ad aver raggiunto quest’area, gli altri sono rimasti tra la prima e la seconda torretta, speranzosi di avvistare qualcosa. Si preannuncia anche qui una delusione, fino a quando arriva una chiamata al walkie talkie di una delle guide, subito la seguiamo e lei, con un inglese un pò arrangiato, ci dice: “elephant”! Corriamo subito dove l’hanno avvistato ed eccolo lì, molto lontano da noi, ma ben visibile un cucciolo di elefante. Devo dire che, benchè abbia visto tante volte questi animali, è sempre un’emozione, soprattutto nel loro habitat naturale e incontaminato; siamo davvero in pochi a guardarlo che piano piano scompare tra la fitta vegetazione, dove probabilmente la sua famiglia lo aspetta. Anche se per poco è stata un’emozione intensa, ma la parte divertente arriva ora… Dopo che l’elefantino è scomparso tra gli alberi dico alla mia guida di voler andare via e così mi giro per tornare alla macchina e, come in un film comico, ecco un’orda di turisti che corre verso di noi, speranzosi di vedere l’elefante che, però è già tornato a nascondersi. La fila non finisce più, c’è un’infinità di pallidi turisti occidentali che corre verso valle, io che sono soddisfatta sorrido, anche perchè so che loro probabilmente hanno perso l’attimo e sono arrivati troppo tardi. Sono stata fortunata ad averlo visto indisturbata, perchè ora dal punto in cui ero si vede solo una gran folla assetata di foto. Penso agli animali, che nel loro habitat naturale non vogliono mostrarsi a questi umani un pò stupidi (me compresa) che voglio avere scatti ricordo da postare sui social più che avere un’esperienza da gustarsi in serenità. La situazione è stata davvero buffa, ma io vado via felice per la mia piccola conquista.

Nel tornare indietro voglio fermarmi alla seconda torretta, anche se non c’è niente da vedere e mi siedo un pò a guardare un piccolo laghetto nella vegetazione, finchè decido che è ora di ritornare. Giungiamo al punto di partenza, saluto la mia guida e mi rimetto in macchina, in direzione del mio hotel, godendomi ancora una volta i bei paesaggi che scorrono fuori dal finestrino.

 

Ripensando alla giornata mi sento soddisfatta, ma anche molto delusa; sono andata a visitare quel parco nella speranza di avvistare gli animali selvatici, ma soprattutto sperando di non trovare il turismo di massa. Purtroppo i turisti erano tantissimi e gli animali, giustamente si sono presi gioco di noi… non è stato propriamente un safari fortunato, ma per me il solo fatto di stare nella natura mi ha resa felice.

 

Kochi, città di samurai e… balene

La mia penultima tappa nello Shikoku è stata Kochi, la città nativa del famoso samurai Ryoma Sakamoto. Appena arrivata in stazione, tre enormi statue rappresentanti samurai mi hanno dato il benvenuto. Il tifone stava arrivando e io ero un po’ spaventata in effetti, non sapendo come fosse realmente un vero tifone. Ero lontana dal mare quindi non avrebbe dovuto preoccuparmi più di tanto! Mi dispiaceva solamente non poter andare a fare whale watching, motivo per cui ho raggiunto Kochi. A circa dieci minuti dalla stazione ho trovato il mio hotel… Green hotel, la camera non era poi così piccola, la moquette non mi piace molto, ma a quanto pare qui è presente in ogni albergo. Ho avuto caffè e tè gratuiti tutti i giorni, la posizione è davvero comoda per prendere ogni sorta di mezzo pubblico. Lasciato i bagagli in hotel sono tornata alla stazione per vedere di prenotare il giro in barca l’indomani, visto che il tifone era previsto per domenica. Purtroppo però, era tardi e l’ufficio aveva già chiuso, così mi hanno detto di tornare il giorno dopo per avere notizie a riguardo.

La mattina seguente sono corsa in stazione all’ufficio del turismo, ma avevano cancellato il whale watching per la domenica, così mi hanno detto di tornare per sapere se il lunedì avrebbero riaperto. Ho deciso di andare in spiaggia, più precisamente nella spiaggia di Katsurahama visto che era una bella giornata e prima che arrivasse il tifone. Arrivata alla spiaggia finalmente ecco davanti ai miei occhi l’oceano Pacifico, un’immensa distesa celeste. Anche quì lo scenario è stato da mozzare il fiato ovviamente, come in ogni posto che ho visitato fino ad ora. La spiaggia è grande, solo che non essendo balneabile ci sono delle guardie che ogni qualvolta qualcuno si avvicina troppo alla riva, con il megafono viene richiamano. In effetti è stato molto divertente e ovviamente hanno richiamato anche me! Sono salita su un piccolo promontorio per vedere meglio il mare e l’orizzonte, stupendo davvero. Sono rimasta tre ore sulla spiaggia a riposare un all’ombra, con il vento che mi soffiava sulla pelle, ascoltando musica. Poi sono tornata sul pullman e mi sono fermata per un’oretta all’osservatorio sempre per ammirare gli scenari fantastici che mi si proponevano davanti agli occhi.

Il giorno dopo, la domenica, ho cercato ancora di prenotare la crociera, ma niente. Diluviava e ovviamente anche il lunedì sarebbe stato brutto. Sono andata a visitare il castello e, in un momento di sole prima che tornasse la pioggia a dirotto, ho trovato il mio paradiso. Un angolino nascosto all’interno del parco del castello, ho scavalcato la bassa recinzione e mi sono trovata davanti ad un burrone, ma la vista era davvero magnifica. Mi sono sentita Lara Croft in Tomb Rider, ho scattato una foto che sembra esattamente un frammento del videogioco. Ovviamente non potevo non danzare, finchè non ha ricominciato a piovere. Mi sono diretta verso l’uscita e mi sono completamente bagnata. Alla fine il tifone altro non è che un forte monsone, non mi sono stupita più di tanto perché in Thailandia sono solita vedere certa pioggia. La giornata l’ho terminata nella galleria dello shopping, non per comprare, ma perché coperta e con comode panchine al centro.

Il lunedì, in effetti, c’è stata ancora pioggia e così mi sono diretta con l’ultima speranza verso la stazione per chiedere se l’indomani avrei potuto effettuare il whale watching, anche se avrei dovuto partire non avevo orari e il treno per Tokushima alla fine era solo di due ore. Così ho preso prima i biglietti del treno e mi sono informata riguardo agli orari e poi, speranzosa, sono andata all’ufficio informazioni. Ormai mi conoscevano tutti e finalmente il martedì avrebbero fatto la crociera. Wow, mai darsi per vinti. In effetti ho dovuto svegliarmi all’alba, fare il check out alle sei del mattino, lasciare i bagagli all’albergo e raggiungere il terminal dei pullman in stazione. Per arrivare al porto ci sarebbe voluta un’ora e la barca sarebbe partita alle otto, per stare ben cinque ore in mare. Ovviamente ho fatto fatica a capire quale bus prendere perché tutte le fermate erano scritte in giapponese e, anche se ho chiesto all’autista e mi ha detto che era giusto, sono stata in ansia tutto il tempo per paura di aver sbagliato. Alle sette e cinquanta si è fermato al porto, non ci potevo credere ce la stavo facendo anche questa volta. Sono corsa verso il piccolo porticciolo e ho raggiunto la barca, ho pagato 6000 yen (circa 50 €) e sono  salita. Mi immaginavo una barca un po’ più grande, ma era piccola e ho capito che sarebbe stato un viaggio turbolento. Così è stato, anche se l’oceano sembrava calmo c’erano un sacco di onde che facevano muovere la barca e farci saltare sui sedili. Per fortuna ero all’aperto, perché mi avrebbe dato fastidio stare all’interno se la barca si muove troppo. Dopo un’ora e mezza di navigazione ci siamo fermati in un punto dove branchi di delfini nuotavano felici ed è stata un’emozione forte, ho quasi sempre visto i delfini in cattività, chiusi in piscine per fare spettacoli e far divertire noi stupidi umani, ma lì erano liberi nel loro habitat naturale. Mi sono resa conto di quanto fosse bella la natura e il mondo del mare. Mi ha sempre affascinato e al tempo stesso fatto paura, ho sognato tante volte di essere la sirenetta e di vivere in fondo al mare. Ho sempre creduto che al di sotto della distesa blu ci sia un mondo nascosto ancora sconosciuto, che vuole rimanere segreto. Abbiamo navigato ancora un pò prima di avvistare una balena, è passata proprio vicino alla barca e misurava il doppio. E’ stato surreale, sono esseri meravigliosi e pacifici, vederla dal vivo è un’esperienza davvero unica. La sua maestosità e la leggerezza con la quale solca l’acqua è da non credere. Mi veniva quasi da piangere perché non avrei potuto andare via da Kochi senza aver avuto la possibilità di incontrare queste meravigliose creature marine. Quando siamo tornati indietro mi è venuta un pò di malinconia, era già finito… avrei voluto buttarmi in acqua e vivere con loro.

Tornata verso l’albergo ho preso i miei bagagli e sono andata in stazione per prendere il treno per Tokushima, anche se ero davvero stravolta per i viaggi non mi importava perché avevo vissuto per l’ennesima volta un’esperienza fantastica e irripetibile ed ero davvero felice di aver raggiunto l’obiettivo anche questa volta!