Kui Buri Park: delusione e meraviglia

Eccomi a scrivere nuovamente, ho fatto una lunga pausa e ora mi rimetto in pari. Ho lasciato in sospeso il mio ritorno in Thailandia e voglio raccontare la mia visita al parco di Kui Buri, tra delusione e meraviglia.

Il mio hotel dista pochi chilometri dal parco e con poco più di mezz’ora di macchina ci si arriva; la strada è molto piacevole e passa attraverso i villaggi nelle campagne e paesaggi bucolici immersi nella natura. Tra palmeti e pinete eccomi giunta al primo sito, non c’è molto da vedere a meno che non ci si addentri nei sentieri natura a piedi, ma è strettamente necessario avere una guida per non rischiare di perdersi. Il fatto di rimanere “intrappolata” nella foresta è un’idea che mi attira, ma forse è un pò pericoloso visto gli animali che ci vivono… Quindi decido di fare una passeggiata nell’area campeggio e di arrivare fino al quartier generale, dove ci sono gli alloggi dei Rangers. Quì incontro un meraviglioso e simpatico orso nero asiatico che sembra un orsacchiotto di peluche e me ne sono già innamorata, purtroppo è chiuso in una enorme recinzione perchè è sotto cure; dal momento che la razza rischia l’estinzione a causa della deforestazione e anche della medicina cinese, è una specie protetta.

Dopo aver lasciato il mio amico orsacchiotto, mi dirigo verso un altro sito del parco, dove posso organizzare una sorta di safari, addentrarmi nella foresta e riuscire a vedere qualche altro animale selvatico. Prima di arrivare però, mi fermo a fare una sosta pranzo in uno spiazzo in riva ad un lago, dove c’è una bella vista sulle colline e la splendida giornata di sole rende tutto più magico. Quando mi rimetto alla guida scorgo altri favolosi paesaggi sulla strada e sembra quasi di non essere in Thailandia, ma mi ricordano un pò le valli del mio paese.

Arrivo al quartier generale da dove partono i tour safari e al momento c’è poca gente, manca in effetti mezz’ora all’apertura della biglietteria. Non so bene come funziona e, man mano che passano i minuti le persone aumentano e io mi preoccupo di dover dividere un pick up con tutta quella gente. All’apertura dell’ufficio faccio i biglietti e scopro, con mio grande piacere, che ognuno avrà il proprio pick up con una guida e un autista personale, al modico prezzo di 800 thb (circa 21 euro) a testa. Saluto la mia guida, una giovane ragazza che non parla inglese e il mio autista, salgo dietro al pick up con lei e inizio il mio tour, seguita dalle altre auto ovviamente. Arriviamo ad una prima torretta di avvistamento, ma dai walkie talkie avvisano che non ci sono animali in vista per il momento. Dal momento che nessuno capisce molto le proprie guide, siamo tutti un pò incerti sul da farsi, aspettare o proseguire? Che dilemma… Alla fine io e qualche altra persona decidiamo di proseguire e di tornarci magari successivamente, sempre che ci sia qualcosa da vedere.

Arriviamo alla seconda torretta, ma qui non scendiamo neanche dalla macchina, perchè ancora una volta non c’è niente da vedere… Proseguiamo e arriviamo in un grande spiazzo dove parcheggiamo i pick up e scendiamo, la vista è da mozzare il fiato, intere vallate verdi di foresta incontaminata, davvero meraviglioso, ma di animali neanche l’odore. Siamo in pochissimi ad aver raggiunto quest’area, gli altri sono rimasti tra la prima e la seconda torretta, speranzosi di avvistare qualcosa. Si preannuncia anche qui una delusione, fino a quando arriva una chiamata al walkie talkie di una delle guide, subito la seguiamo e lei, con un inglese un pò arrangiato, ci dice: “elephant”! Corriamo subito dove l’hanno avvistato ed eccolo lì, molto lontano da noi, ma ben visibile un cucciolo di elefante. Devo dire che, benchè abbia visto tante volte questi animali, è sempre un’emozione, soprattutto nel loro habitat naturale e incontaminato; siamo davvero in pochi a guardarlo che piano piano scompare tra la fitta vegetazione, dove probabilmente la sua famiglia lo aspetta. Anche se per poco è stata un’emozione intensa, ma la parte divertente arriva ora… Dopo che l’elefantino è scomparso tra gli alberi dico alla mia guida di voler andare via e così mi giro per tornare alla macchina e, come in un film comico, ecco un’orda di turisti che corre verso di noi, speranzosi di vedere l’elefante che, però è già tornato a nascondersi. La fila non finisce più, c’è un’infinità di pallidi turisti occidentali che corre verso valle, io che sono soddisfatta sorrido, anche perchè so che loro probabilmente hanno perso l’attimo e sono arrivati troppo tardi. Sono stata fortunata ad averlo visto indisturbata, perchè ora dal punto in cui ero si vede solo una gran folla assetata di foto. Penso agli animali, che nel loro habitat naturale non vogliono mostrarsi a questi umani un pò stupidi (me compresa) che voglio avere scatti ricordo da postare sui social più che avere un’esperienza da gustarsi in serenità. La situazione è stata davvero buffa, ma io vado via felice per la mia piccola conquista.

Nel tornare indietro voglio fermarmi alla seconda torretta, anche se non c’è niente da vedere e mi siedo un pò a guardare un piccolo laghetto nella vegetazione, finchè decido che è ora di ritornare. Giungiamo al punto di partenza, saluto la mia guida e mi rimetto in macchina, in direzione del mio hotel, godendomi ancora una volta i bei paesaggi che scorrono fuori dal finestrino.

 

Ripensando alla giornata mi sento soddisfatta, ma anche molto delusa; sono andata a visitare quel parco nella speranza di avvistare gli animali selvatici, ma soprattutto sperando di non trovare il turismo di massa. Purtroppo i turisti erano tantissimi e gli animali, giustamente si sono presi gioco di noi… non è stato propriamente un safari fortunato, ma per me il solo fatto di stare nella natura mi ha resa felice.

 

Back to Thailand: il Parco Nazionale di Khao Sam Roi Yot

Anche se sono già passate due settimane dal mio rientro in Italia, voglio raccontare il mio ultimo viaggio nella terra dei miei sogni, la Thailandia. Nonostante ci sia stata un’infinità di volte non riesco a smettere, è come una droga, è come l’aria, se mancasse non riuscirei più a respirare!

Eccomi a Prachuap Kiri Khan, anche se non è un posto nuovo, è la mia città preferita: tranquillità, spiagge bianche e deserte, parchi nazionali e tanta tanta natura.

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Trascorro qualche giorno in spiaggia, trovando anche, per mia sorpresa, un palo per allenarmi, dato che pratico la pole dance – in realtà non è propriamente  da pole, ma è un palo cementato in uno pneumatico per reggere la rete del beach volley -. Certo lo sfondo è meraviglioso: spiaggia bianca, mare, sole e palme… Cosa volere di più?

Dopo il riposo è giunta l’ora di stare a contatto con la natura, sono partita per la volta di uno dei più grandi parchi nazionali della Thailandia il Khao Sam Roi Yot. Un immenso parco a ridosso della costa con spiagge paradisiache, grotte calcaree, canali e passeggiate nella natura. Arrivo al quartier generale e chiedo subito la mappa e i biglietti d’ingresso, che costano circa 5 euro a persona, faccio qualche foto alle scimmie che stanno saltando sugli alberi e mi dirigo alla prima tappa: il Khao Dang Viewpoint. La salita è di circa 380 metri e il caldo è soffocante, la giornata è splendida e soleggiata, ma per fortuna gli alberi fanno la giusta ombra e alla fine non sembra poi così faticoso. Il sentiero è roccioso e ci sono dei punti dove ci si può aiutare con una corda per la ripidità, ma tutto sommato è ben tenuto e non è pericoloso. Quando sento di non avere più le forze penso sempre: “all’arrivo sarò ripagata per la fatica!” Infatti, come ogni volta, ecco la mia ricompensa: sole, vento e una vista mozzafiato. Mi siedo sul punto più alto senza protezioni, con la mia macchina fotografica, ogni scatto è un momento, un’immagine che non vedrò più e che quindi è meglio immortalare per sempre. Mi sento in capo al mondo anche se non sono sull’Everest, ma per me è comunque una vetta meravigliosa raggiunta. Un signore thailandese appena arrivato in cima mi domanda :”Da dove vieni?”, “dall’Italia” rispondo io, “Avrete tante montagne molto più alte là e la neve” “Sì è vero, abbiamo tante montagne e la neve”. All’improvviso realizzo che in effetti il mio paese è bellissimo, l’Italia ha le montagne, il mare, le isole è un piccolo paradiso naturale che a volte mi rendo conto di non apprezzare abbastanza. Finito di scattare e di godermi il panorama, ricomincio la discesa verso la prossima tappa.

Davanti a me il mare e dietro la foresta, sto per raggiungere la Sai Cave, una grotta calcarea che, a guardare le immagini sembra molto bella. La signora di un baracchino prima della salita mi chiede se ho la torcia e le faccio vedere quella incorporata nel cellulare, lei mi dà l’ok e io inizio la salita di 280 metri bella ripida e impegnativa, per via delle rocce. Mi sembra interminabile, mentre salgo sento i quadricipiti che bruciano, posso immaginare persone che non praticano assiduamente sport; forse è per quello che sul cartello in inglese c’è scritto che la salita è difficile e si richiedono abilità basiche di scalata! Voglio raggiungere in fretta la grotta, non vedo l’ora di vederla, ed ecco che dopo venti minuti spunta un’entrata e un buco nella roccia in alto, dove una forte luce penetra e rende le piante ancora più verdi. Più avanti ci sono due scale di legno e il buio inizia a diventare più intenso, ma non appena accendo la luce del cellulare ecco che appaiono sotto i miei occhi pareti cristalline, sembrano cascate di brillanti e le stalattiti e le stalagmiti che fanno da contorno; poi l’ingresso meraviglioso di una stanza che sembra un regno, il regno delle fate. Le grotte mi hanno sempre affascinato, perchè sono misteriose, sono abitate da animali che solitamente non vediamo alla luce del sole e qualche volta sono anche difficili da esplorare. Quando esco mi accorgo di uno splendido scorcio di mare tra il fitto fogliame della foresta e anche questa volta la fatica è stata sopraffatta dalla bellezza; vedo anche un enorme ragno a riposo nella sua grande ragnatela, non mi spaventa, piuttosto la natura mi stupisce ancora una volta.

E’ la volta del giro dei canali che sfociano nel mare, mentre aspetto che la mia barca rientri nel piccolo porticciolo, guardo le scimmie che mangiano ghiande nel fogliame e i due splendidi templi immersi nella foresta, uno scenario davvero notevole. Salgo in barca e inizia un giro tra mangrovie – che sembrano gli alberi viventi del “Signore degli anelli”-, scorci di villaggi di pescatori e paesaggi che sembrano appartenere a paesi del nord Europa; il canale alla fine sfocia nel mare e noi facciamo inversione e torniamo verso il porto.

Soddisfatta anche di questa escursione sono pronta a tornare nel mio bungalow e godermi i ricordi di una bellissima giornata.

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My Thailand

My Thailand…. here there are the most evocative pictures.

 

Il mio viaggio, dalla Thailandia al Giappone

Quest’estate ho vissuto un’esperienza davvero unica, frequentando un corso d’inglese in Thailandia e viaggiando da sola, zaino in spalla, per il Giappone. Ho vissuto tutto intensamente e ho imparato molto dalla gente e dai magnifici luoghi che ho visitato. Ho condiviso momenti divertenti nel campus dell’International House a Chiang Mai con molte persone provenienti da tutto il mondo, che mi rimarranno per sempre nel cuore. Ho conosciuto gente splendida e generosa sull’isola di Nakajima, nello stretto del mare di Seto e ho incontrato vecchi amici a Tokyo. E’ stato un viaggio diverso dagli altri fatti in precedenza, ma che mi ha fatto guadagnare tanta stima per me stessa e mi ha fatto capire quanto belle siano le persone, gli animali e la natura!

Sono partita dall’Italia, da Milano Malpensa, con Ethiad Airways, facendo scalo ad Abu Dhabi e giungendo a Bangkok. Ho preso poi un volo di circa un’ora della Bangkok Airways diretto a Chiang Mai. Ho soggiornato per sette settimane nel campus dell’International House, in una nuovissima struttura con camere comode e spaziose e con un’ enorme piscina rigenerante nelle torbide giornate monsoniche. Finiti i miei studi, sono volata a Bangkok e ho preso una macchina a noleggio per raggiungere Prachuap Kiri Khan, una tranquilla cittadina sulla costa tailandese, a quattrocento chilometri da Bangkok. Sono rimasta per una settimana in un resort molto confortevole, in un bungalow vicino alla spiaggia con una piccola piscina e delle fiabesche altalene su un piccolo promontorio sul mare. Sono poi andata a Bangkok per concludere i miei due mesi di visto tailandese e per respirare un po’ l’aria della città affollata e trafficata, prima di ripartire per il Giappone.

Il ventiquattro agosto ho preso il taxi per andare all’aeroporto di Suvarnabumi, a un’orario improbabile, ovvero alle tre e trenta della mattina. Alle sei il volo della Delta Airlines è partito puntuale per Tokyo Narita, un viaggio abbastanza turbolento di sei ore. Atterrata a Narita sono andata immediatamente a chiedere come potevo raggiungere Kyoto in treno entro sera. Mi hanno venduto un biglietto per la stazione di Nippori, da lì ho dovuto prendere un treno della Yamanote Line, la linea circolare ferroviaria di Tokyo, e giungere alla stazione centrale di Tokyo. Ho comprato un biglietto per lo Shinkansen Nozomi, il treno veloce, che mi ha portata a Kyoto in circa due ore. Ho soggiornato presso l’Apa hotel nella zona Gion per tre giorni. Ho visitato la città di Arashiyama, raggiungibile da Kyoto prendendo un treno della Keifuku line alla stazione di Omiya, in centro Kyoto. Arashiyama è una città meravigliosa per il suo parco, gli splendidi paesaggi, la foresta di bamboo e il parco dei macachi. Kyoto è una città estremamente interessante e si possono davvero vedere tantissime cose: dai moderni portici di Nishiki Market e Teramachi street, ai favolosi templi, al quartiere di Gion, dove le Geishe e le Maiko escono verso le sei di sera per andare al lavoro e le strade dove passano vengono avvolte da un’aura misteriosa e surreale. Il fiume su cui il sole ogni sera si siede e diventa rosso e colora tutto di arancio e le colline intorno che rendono il paesaggio meraviglioso.

Da Kyoto ho preso un Nozomi diretto ad Okayama, l’unica città dalla quale si può prendere un treno diretto per raggiungere l’isola dello Shikoku. Ho soggiornato due notti all’hotel Maira molto confortevole, con bevande gratuite tutto il giorno e una piccola colazione la mattina. Ho visitato il castello e i giardini incantati di Korakuen, ho raggiunto con un treno Kurashiki, una piccola città a venti minuti di treno da Okayama. Una cittadina mercantile che conserva ancora lo stile dell’epoca Meiji, con i suoi canali che scorrono al centro, potrebbe ricordare la lontana Venezia. I salici piangenti che posano le loro foglie sull’acqua e gli edifici bianchi e neri tutti intorno. Davvero molto caratteristica e da vedere, ho respirato un’atmosfera d’altri tempi e mi sono immersa in un’ epoca antica.

Con un viaggio in treno di circa due ore e mezza da Okayama, ho raggiunto Matsuyama, la prima città dello Shikoku e anche la più grande della regione. Ho soggiornato in un altro Apa hotel, situato in una posizione davvero bella e comoda. A Matsuyama ho visitato il castello, ho assistito ad incredibili tramonti sul mare e ho visitato isole magiche. Ho preso un traghetto al porto di Takahamako per raggiungere la più vicina isola di Gogoshima, solo quindici minuti di viaggio, per visitare una delle spiagge più isolate e difficili da raggiungere. Un’isola molto bella, verde e poco popolata. Ho raggiunto l’isola di Nakajima, la più grande dell’arcipelago delle isole Kutsuna, a mezz’ora di traghetto veloce sempre dal porto di Takahamako. Mi ha regalato emozioni uniche e ho conosciuto persone meravigliose che mi hanno fatto visitare tutta la magia dell’isola. Il mare blu e le spiagge bianche si scontrano con le colline verdi, ricche di coltivazioni di arance e di tè verde. I suoi paesaggi sono da mozzare il fiato e sembra di essere in un’altra dimensione, dove il tempo non scorre mai.

L’isola più complicata da raggiungere è stata Aoyama, conosciuta come “l’isola dei gatti”. Ho dovuto prendere un treno diretto al piccolo porticciolo di Iyo Nagahama, circa un’ora di viaggio, poi un traghetto per quaranta minuti di traversata. Il viaggio è un pò complicato, soprattutto perché quando si arriva al porto non si può sapere con certezza se la barca partirà, poichè tutto dipende dalle condizioni del mare. Inoltre il traghetto fa solo due viaggi, uno la mattina e uno il primo pomeriggio, rimane sull’isola per un’ora e poi torna indietro. Per chi è appassionato di gatti ne vale la pena, quando si arriva si incontrano davvero tantissimi esemplari, che rendono particolare l’approdo del traghetto. L’isola è molto caratteristica, perché è abitata solo da cinquanta persone e più di cento gatti. Ci sono case disabitate e fatiscenti, ma nel complesso si integrano benissimo nel paesaggio.

La successiva meta è stata Kochi sulla costa dell’Oceano Pacifico, città natale del famosissimo samurai Ryoma Sakamoto e delle balene. Ho raggiunto Kochi cambiando due treni da Matsuyama, ci ho impiegato circa due ore e mezza. L’hotel nel quale ho soggiornato si chiama Green hotel, è in una posizione comodissima per chi viaggia in treno, poiché è a soli dieci minuti di camminata dalla stazione. Ho visitato la spiaggia di Katsurahama con una bellissima vista sull’Oceano; il castello, che offre uno spettacolare panorama della città, anche se l’ho visitato nei giorni in cui si è abbattuto un tifone. L’esperienza più bella e forte è stata il “whale watching”. Anche questa volta arrivare all’imbarcazione non è stato così semplice, ho dovuto prendere un autobus dalla stazione di Kochi, circa un’ora di viaggio per raggiungere il porto e imbarcarmi su una piccola barca. La crociera è durata in tutto cinque ore, perché il punto per avvistare le balene è molto distante dalla costa. E’ stata un’esperienza meravigliosa e irripetibile, vedere i delfini che saltavano in gruppo felici e liberi, essere circondati dalle balene, più grandi del triplo della barca, che pacifiche si immergevano nel loro ambiente naturale. Anche Kochi mi ha regalato emozioni e meraviglie ed è stato difficile lasciarla.

Sono partita alla volta di Tokushima, cambiando due treni da Kochi, per circa due ore totali di viaggio. L’hotel Avanti è stato il peggiore a livello di comodità della camera, ma il proprietario è un simpatico signore giapponese e la mattina hai una vera e propria colazione gratuita con: caffè, succo d’arancia, due panini dolci con il burro, un uovo sodo e ovviamente il caffè. Tokushima a prima vista mi è parsa la città più trascurata, anche se comunque molto bella. Ho raggiunto Naruto per fare una gita in giornata, prendendo un treno e un autobus per un totale di quasi due ore di viaggio. Ne è valsa la pena, però, per vedere un bellissimo spettacolo, quello dei vortici di Naruto, anche se l’orario non ha offerto lo spettacolo migliore, è comunque stato uno strano fenomeno da vedere. Sono salita con una funivia sul monte Bizan proprio dietro il mio albergo e da lì ho potuto assistere ad un panorama meraviglioso, che si estendeva fino al mare. Ho danzato l’Awa Odori con danzatori professionisti, la danza tipica della regione e della città, e ho riposato sulla riva del fiume.

Tokushima è stata l’ultima città che ho visitato nello Shikoku, perché da lì ho preso tre treni per tornare a Tokyo e rimanere una settimana. Tokyo è la mia metropoli preferita, è eclettica e moderna, ma al tempo stesso ricca di tradizione.

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Bye bye Chiang Mai…

My last day in Chiang Mai arrived, and even though I was sad I thought that it was time for a change. It became my new “comfort zone”, but I realize that happiness is always outside of one’s comfort zone!

It’s been a wonderful experience and I’ve learnt much. For instance,living every moment in the best way. I’ve met a lot of people, and I’ve learnt to live together and share with them. I’ve always thought that I did it, but obviously I don’t. I was so doleful saying goodbye to everyone but I was leaving with the hope that I would find them once again in the future. It was sad also leaving my room that had been mine for almost two months, but eventually everything ends and everything begins!

Putting aside the homesickness, I went to the old city in Chiang Mai with Abby, who has been my classmate for two weeks. I’d spent the other five alone. She comes from China, from a city called Shenzhen, near Hong Kong. She’s so lovely and we had great time together during our lessons.

We were both free from lessons on August 12th, because in Thailand it is a national holiday. It’s the Queen’s birthday, better known as mother’s day. So we decided to go to the city together, eating and visiting some temples! We took her motorbike and we started out, but the fact was that she isn’t so good as a driver, especially on the Thai roads. I think I risked my life because I didn’t wear a helmet. But it doesn’t matter… I’m here telling the story, so clearly I’m still alive. I know it isn’t a good thing to say, but sometimes living on the edge makes me feel alive! Maybe I wouldn’t do it again or maybe I would. Anyway, sometimes you don’t have the time to choose what’s the best. I think it was a great experience at the end, making me feel young and light-hearted.

We arrived safely at the chicken restaurant, where we ate boiled chicken, steamed rice, and vegetable soup. It’s one of the most famous chicken restaurants in the city, so it’s extremely busy and noisy. The waiters don’t write down the orders – instead they scream out loud to the small kitchen on the sidewalk. When we finished our lunch and took some pictures rode the scooter up to one of the oldest temples of Chiang Mai, which is called Wat Phra Singh.

There was a lot of gold in the temple, in contrast with the white and cloudy sky, a big golden Chedi outside the main building lighting up the area. Inside the temple a lot of people prayed, maybe because it was a Friday public holiday. We decided to walk and visit the smaller buildings all around which were amazing, too. I didn’t remember that I had to cover my shoulders and knees, and even if my shoulders were covered by a t-shirt I wore shorts, so my knees were bared. Being a fashion designer has its silver linings, so I brought my raincoat and I wrapped it around my legs and closed the zip. Here was a wonderful alternative skirt… And it was so fun to create! That’s what I call “sharpen the wits”.

Essentially the temple was beautiful, I found out that some wax statue of the most venerated by monks inside one of the minor buildings. There was a row of bells and a big gong that you could ring and receive the good vibrations. It’s, of course, one of many temples in the city, but I think that everyone has different hallmarks.

When we finished our trip to the temple we went back to her motorbike and headed for the Thapae Gate. We stopped by a nice little market on the road because I had to search for a new bag. The day after I would have to leave the school and take a flight to Bangkok, but my big suitcase wasn’t enough for all my new purchases… So I needed to find a new one to carry all my stuff and also to try to have less weight. I didn’t want to pay again for the extra weight at check in! So we started walking into the market. I had thought I wouldn’t find it when I saw a little stand with some bags and suitcases. “That’s it,” I thought I found it out! I haggled for the price (from 850 to 550 baht which was about 13 euro). I bought the bag and a padlock for 60 baht (about 1.60 euro). I was so happy, I was ready to pack my luggage! But the day ended, so finally we reached the Thapae Gate and we sat down eating and drinking a fresh coconut. We went into a used book store near the gate, where I bought another English book by Haruki Murakami – I added other weight to my luggage but it didn’t worry me, as I had another bag now!

Now it was time to say goodbye. She went back to school and I waited there for Hailey, my teacher. We wanted to spend my last day in Chiang Mai together. When I met her it was raining and we had to wait before buying something to eat. We bought a delicious chicken soup with vegetables, some fruits, and a packet of salted fried bananas. We ate and talked a lot. Finally, it was my last night. When we came back to school, I had to greet another special person and even though I knew we could keep in contact, it was still so sad!

That evening I felt blue because I was leaving a place that was my home for almost two months and I knew that the morning would be sadder.

However, it is important to say goodbye to things and people, because it’s the circle of life, and honestly I think it must be!

Prachuap Kiri Khan… il mio posto del cuore

Finalmente mare… E soprattutto vicino alla mia città preferita Prachuap Kiri Khan. Quest’anno ho voluto andare a circa quaranta chilometri dalla città in un resort economico proprio sulla spiaggia. Certo se non si ha una macchina è un pò difficile arrivarci, ma ne vale la pena. L’hotel si chiama Rocky Point e si trova esattamente ad Amphoe Thap Sakae, ha diversi bungalow in cemento con aria condizionata e parecchi cani! Io fuori dalla mia villa ho avuto due pulciose signorine che mi hanno seguita a ogni passo, è proprio vero che gli animali sono dei grandi amici. C’è una piccola ma pulita piscina e un sentiero per raggiungere la spiaggia costeggiato da alti alberi; le altalene sono la parte migliore, puoi lasciarti cullare dal vento (è una zona parecchio ventilata) e guardare il mare di fronte a te.

Non amo stare sdraiata al sole a fare niente quindi preferisco passeggiare sulla spiaggia, naturalmente capita sempre che qualche cane mi accompagni per tutto il tempo, cacciando via anche altri cani minacciosi proprio come se fosse una guardia del corpo. Amo sognare mentre le onde mi massaggiano i piedi, mi piace cantare e ballare e non importa della gente che può vedermi, perchè quando la musica mi risuona nelle orecchie e chiudo gli occhi  non esiste nessuno a parte me e i miei sogni. Passare la mattina in questo modo è rigenerante e, anche quando non si stanno vivendo dei momenti felici, per pochi istanti tutto sembra cancellarsi e che le cose possano andare per il meglio… poi il risveglio e la realtà!

Ho trascorso le mie giornate così tra mare, vento, musica e danza. Amo la natura e stare in contatto con essa trovo sia un dono, un fantastico regalo per migliorare me stessa.

Non c’è davvero niente da fare durante il giorno, però si possono noleggiare le biciclette e andare in giro nei dintorni, se non altro si vedono tante mucche e uccelli. Oppure se si ha la macchina si può tranquillamente raggiungere Prachuap Kiri Khan o se proprio si vuole passare fuori tutta la giornata si può arrivare anche a Cha Am (località di mare vicina a  Hua Hin) solo due ore di strada.

Prachuap Kiri Khan è una cittadina di mare, piano piano si sta rinnovando e sta diventando un bel centro balneare. Sono diversi anni che ormai ci torno e devo dire che ha subito notevoli cambiamenti, ci sono più hotel e più ristoranti dove mangiare squisiti piatti di pesce fresco. E’ la città delle scimmie e hanno dedicato loro addirittura una fontana, bisogna però prestare attenzione, perchè sono un po’ aggressive e potrebbero rubare o aggredire… Ho assistito personalmente ad un furto da parte di una scimmia, prima ha rovesciato la borsa di una ragazza, poi ha scelto il portafoglio, l’ha aperto per gettarlo in mare e nessuno gli si è avvicinato! Anche se è un evento divertente io non vorrei essere nei panni della ragazza derubata e impotente. Ovviamente dopo tanti anni ho anche il mio ristorante preferito, fuori dalla zona più turistica e anche questo raggiungibile in auto, ma si mangia un pesce e una salsa spettacolare! E poi c’è la mia parte preferita… mercatino e negozi! In particolare amo un negozio e ogni anno ci torno, vende abiti Korean style è un po’ più caro rispetto alla media thailandese, ma ha davvero pezzi imperdibili. La cosa interessante è andare a visitare una spiaggia stupenda chiamata Ao Manao Bay. E’ situata all’interno di una base militare la Wing 5, si entra attraverso un gate con i militari e per raggiungere la spiaggia bisogna attraversare persino una pista di decollo! Stranezze tailandesi a parte la spiaggia è fantastica, bianca, sottile e attorniata da grandi alberi. E’ davvero una bella zona dove balneare ed è tutto attrezzato. Che dire di Kiri Khan… E’ una città da vivere almeno una volta perchè può dare soddisfazioni, certo sono di parte e certamente dipende molto dai gusti di ogni persona, ma se si vuole stare al di fuori dei tour convenzionali può essere una valida idea!

 

Giunto il momento di lasciare la camera ho lasciato come sempre un pezzetto di me, come ogni volta che devo salutare il mare. Sono arrivata a Bangkok e tutto improvvisamente è cambiato… Centri commerciali immensi, musica, pubblicità, persone, si sente subito l’odore della grande metropoli e onestamente mi ha fatto sentire la mancanza di tutti i luoghi che ho vissuto fino ad ora! Sono rimasta solo tre giorni e poi la mia nuova destinazione… Il Giappone, un’avventura completamente diversa tutta da vivere.

Arrivederci Chiang Mai…

L’ultimo giorno a Chiang Mai è arrivato e anche se mi dispiace è giunta l’ora di cambiare. Ormai è diventata la mia “comfort zone” e si sa, la felicità si trova sempre al di fuori! Ho vissuto un’esperienza bellissima e ho imparato tantissime cose, una fra tutte… Vivere ogni momento nel migliore dei modi. Ho conosciuto persone fantastiche da tutto il mondo, con le quali mi terrò in contatto; ho imparato a convivere con la gente e a condividere, cose che pensavo di saper già fare, ma evidentemente mi sbagliavo!

L’emozione è salita nel salutare coloro che avrei lasciato, con la speranza di poterli ritrovare in un futuro. Anche il lasciare la mia stanza che è stata la mia casa per quasi due mesi è stato difficile, ma alla fine tutto finisce e tutto inizia!

Accantonata per un istante la nostalgia per ciò che stavo lasciando, sono andata in città con Abby, la mia compagna di classe. Viene dalla Cina, da una città vicino Hong Kong di nome Shenzhen. E’ una ragazza dolcissima e dimostra di avere diciott’anni, anche se ne ha bensì trentuno! Ho passato le prime cinque settimane di corso da sola, ma le ultime due le ho trascorse con lei, ed è stato divertente. Io ho un livello più alto di lei ed è stato bello poterla aiutare a migliorare, mi sono sentita davvero utile e poi le lezioni sono diventate ancora più interessanti e divertenti.

Il dodici agosto in thailandia è festa nazionale, perchè è il compleanno della regina meglio conosciuta come festa della mamma. Così entrambe siamo state libere di andare dove volevamo. Ci siamo incontrate alle 12.30 e con il suo motorino a noleggio siamo partite per la “old city” di Chiang Mai. Lei non è molto pratica a guidare lo scooter e soprattutto non lo è delle strade thailandesi; anche se devo dire che i cinesi non scherzano come guida pericolosa! Io non ho indossato il casco e credo di aver rischiato la vita, ma non importa sono ancora quì a raccontarlo… credo che a volte sia bello lasciarsi andare a commettere delle pazzie ti fa sentire giovane e senza pensieri. So che non è una cosa saggia, e che è molto pericoloso onestamente non credo lo rifarei, ma ci sono momenti che non ti lasciano il tempo di decidere!

Così siamo partite, traballanti per la sua insicurezza sulla strada, ma arrivate sane e salve al ristorante dove Abby voleva assolutamente mangiare il pollo. E’ un ristorante relativamente grande e molto chiassoso perchè i camerieri non scrivono gli ordini ma, bensì, li gridano ai cuochi che stanno nella piccola cucina sul marciapiede. Abbiamo ordinato pollo bollito e riso bianco, accompagnati da una ciotola di brodo di pollo con verdure. A quanto pare è il più rinomato ristorante di pollo di Chiang Mai e, non so se perchè era festa quel giorno, ma era davvero pieno di gente. Finito di mangiare ci siamo rimesse in sella al  motorino e siamo partite per andare a visitare uno dei templi più antichi di Chiang Mai, forse il primo costruito in città, il Wat Phra Singh. Arrivate a destinazione mi sono stupita per il tantissimo oro scintillante che si stagliava contro un cielo a dir poco nuvoloso. L’edificio centrale era davvero pieno di persone che pregavano all’interno, così abbiamo deciso di incamminarci all’esterno per vedere e ammirare le varie statue. Solitamente bisogna entrare nei templi con spalle e ginocchia coperte, ma me ne ero dimenticata e indossavo gli shorts, così il mio essere designer mi ha fatto creare in pochi istanti una fantastica gonna con il mio parca impermeabile! La creatività viene sempre fuori all’occorrenza… quando si dice aguzza l’ingegno!

Il tempio in sostanza è davvero bello, in uno degli edifici più piccoli ci sono le statue di cera dei maggiori monaci venerati. All’esterno le campane da suonare e un grande gong, dal quale ricevere vibrazioni di benessere. Oltre ad un grande chedi tutto dorato stagliato contro il cielo. E’ certo uno dei tanti templi, ma alla fine la Thailandia è fatta di templi e ognuno è differente, anche se potrebbero sembrare tutti uguali.

Finita la gita al tempio ci siamo rimesse in moto per andare a cercare una borsa da aggiungere al mio bagaglio, perchè come previsto la mia valigia non si riusciva a chiudere… Così ho pensato di comprare una borsa a pochi soldi per svuotare un pò la mia valigia, già grande! Ci siamo fermate in un mercatino e quando pensavo di non poter trovare niente, ecco per magia una bancarella di valige e borse! Wow, ho trattato il prezzo per un borsone da 850 bath (circa 22 €) a 550 (circa 14  €) e un lucchetto per 60 bath (1,60€) in un negozietto di cianfrusaglie. Ero così contenta potevo tornare e ultimare la valigia, ma la giornata con Abby stava giungendo al termine. Ci siamo fermate al Thapae Gate, l’ingresso della “old city” e abbiamo comprato una noce di cocco da bere e mangiare. Ci siamo dirette poi in un negozio di libri usati, dove ho comprato un altro libro di Haruki Murakami in inglese. Poi il momento triste dei saluti, perchè lei tornava a scuola, mentre io dovevo incontrare Hailey per passare con lei la mia ultima sera!

Io e Hailey abbiamo comprato da mangiare in uno dei tanti baracchini di street food, una deliziosa zuppa di pollo piccante, della frutta e un sacchetto di banane fritte salate… Una vera delizia. Abbiamo mangiato nell’ostello dei suoi amici perchè fuori pioveva e chiacchierato tanto, d’altronde era la mia ultima sera! Mi ha poi riaccompagnata alla scuola e tra le lacrime ci siamo salutate! Mi mancherà molto, alla fine siamo diventate amiche, ma continueremo a tenerci in contatto.

Quella sera ero triste perchè stavo davvero lasciando un luogo che era diventato la mia casa e la mattina è stato ancora più difficile. Bisogna, però, saper dire addio alle cose e alle persone perchè è il ciclo della vita e onestamente, forse, è così che dev’essere!

 

 

 

Danza e Muay Tai… due mondi della mia Chiang Mai

Volevo parlare un pò di sport, perchè Chiang Mai non è solo la città dei templi e dei mercatini. Sono una ballerina e prima di partire ho cercato una scuola di danza per potermi tenere in allenamento, perchè sette settimane senza ballare per me sarebbe stato alquanto deprimente. Così ho cercato una scuola non troppo distante da dove avrei soggiornato, anche se ancora non sapevo esattamente dove sarei andata ad abitare.

Ho trovato una scuola di nome “Sangdao performing and art school”, ho inviato una mail e mi hanno risposto che avrei potuto fare una lezione prova il sabato e poi parlare con l’insegnante per decidere. Non vedevo l’ora di iniziare e quando sono arrivata a Chiang Mai il primo sabato ho voluto subito provare. Il problema più grande è stato raggiungere la scuola, ho preso un taxi privato perchè ancora non sapevo come muovermi e ho speso parecchio. La voglia di cominciare a danzare in un paese straniero con chissà quale insegnante e compagne mi elettrizzava, al punto che non mi importava di spendere soldi per il trasporto. Ero davvero agitata ed emozionata salendo le scale che mi hanno portata davanti ad una porta a vetri, l’ho aperta e una folata di aria gelida mi ha pervaso il corpo; l’aria condizionata è molto alta durante la stagione delle piogge! Sono entrata e ho parlato con due ragazze thailandesi alla reception che mi hanno confermato la lezione gratuita di prova. Dall’aula è uscita una donna bionda molto magra e mi ha salutata lei sarebbe stata la mia insegnante. E’ inglese e ha avuto una scuola di danza classica a Londra per tanti anni, ma poi ha iniziato a viaggiare per il mondo e ha insegnato in tutti i paesi fino ad arrivare in Thailandia un anno fa. Ovviamente le mie compagne di corso erano tutte più giovani, ma non mi importava affatto perchè nel mondo della danza non esiste età. Dopo la lezione ho spiegato all’insegnante il problema del trasporto e lei mi ha assicurato un passaggio per il ritorno ogni domenica, ma al sabato avrei dovuto provvedere da me. Parlando con Hailey, la mia insegnante d’inglese sono venuta a conoscenza di un metodo molto più economico per raggiungere la città… Prendere un pick up giallo (i taxi locali) per 10 bath (circa 0,25 cent) certo avrei dovuto camminare 25 minuti per raggiungere la strada principale, ma passare per le tranquille strade di campagna sprovviste di turisti è impagabile! Sono stata contentissima di trovare un modo per poter raggiungere tutti i week end la scuola perchè per me è un pò come vivere la vita di tutti i giorni, non mi sento in vacanza per il momento e questa cittadina mi regala emozioni!

Ho continuato fino al mio ultimo week end per un mese intero a frequentare la classe e ho imparato tanto e credo che seguire le lezioni in un’altra lingua si riesca a capire come la danza abbia un  suo linguaggio universale. Io capisco l’inglese, ma alcune ragazze tailandesi non parlavano la lingua eppure gli esercizi da eseguire erano chiari per tutte!

Proprio dopo l’ultima lezione di domenica Miss Jane, la mia insegnante, mi ha voluta portare a casa sua per un caffè e per salutarci. Quando sono scesa dalla sua macchina non ci volevo credere… ha una casa meravigliosa, è antica ed è la tipica tradizionale casa thailandese. E’ tutta in legno di teak con una magnifica zona soggiorno all’aperto e area bar, una splendida scalinata porta al piano superiore dove il suo compagno, un ragazzo del Kashmir, ha lo studio – dato che fa lo scrittore – oltre alle due camere da letto. All’esterno nelle mura ci sono incastonate delle statue di legno. Sono rimasta affascinata da tutto questo e dalla loro vita, lei è più grande di lui e vivono con due simpatici gatti rossi. Due artisti, due anime provenienti da diversi paesi e culture che vivono in armonia con amore… davvero affascinante!

Amo la danza, ma anche la muay thai perchè all’inizio dell’incontro alcuni degli atleti più bravi e più rispettosi praticano una danza, la Ram muay. Il Wai Khru è una delle parti più importanti della Ram Muay, è un rito di rispetto per il maestro e la scuola che prende varie forme in diversi contesti. Il significato corretto di Wai Khru nella muay thai sta nel capire le due parole che formano il nome: “Khru” in lingua thai vuol dire “maestro”, di solito è un termine che nella cultura thai viene dato ai genitori in famiglia, ai monaci nella religione e più in generale al re. Il termine “Wai” indica l’inchino tradizionale thai. E’ una dimostrazione del proprio rispetto e gratitudine per il maestro che gli ha tramandato e insegnato le proprie conoscenze. Quando i propri allievi avranno appreso le tecniche più nascoste e segrete della muay thai e saranno in grado di praticarle, solo allora potrà avere inizio la cerimonia del Wai Khru prima degli incontri.

Ogni novizio deve prestare giuramento ed è la parte fondamentale della pratica della muay thai. Qualsiasi thai boxer che non dovesse prestare giuramento recherebbe una gravissima offesa al maestro e alla scuola che ha frequentato. E’ uno sport antico con una forte tradizione e ammiro molto chi lo pratica con serietà e rispetto.

Vedere dei veri incontri nel nuovo stadio di Chiang Mai è stata una bella esperienza… per lo meno erano incontri reali e non per turisti. Ho avuto i biglietti perchè un amico di Hailey combatteva contro un ragazzo thailandese e lei e i suoi amici andavano a vederlo. Perchè non andare? Mi sono detta, io amo questo sport mi piace il fatto che nella muay thai come in tutti gli sport di lotta ci sia rispetto e sportività la maggior parte delle volte. Ho visto sei incontri tutti entusiasmanti e un clamoroso KO! Lo so che non è una bella cosa, ma in questo sport mandare knock out l’avversario è simbolo di potenza e di bravura!

La muay thai per me è come una danza verso la vittoria, i movimenti sono dettati dal ritmo della musica tradizionale thailandese e gli atleti che combattono sono consapevoli di quanto antico sia questo sport. Così come nella danza a volte si combatte per far uscire sè stessi allo scoperto cercando di esprimere ciò che si prova nei passi che si compiono. Dobbiamo sempre combattere nella vita, ma quello che lo sport ci insegna è il rispetto verso gli altri e la fiducia in noi stessi.

 

Il lato fashion di Chiang Mai

Sono passate sei settimane ormai da quando sono arrivata a Chiang Mai, ho vissuto già tante esperienze e sono certa che ce ne saranno altre. Non sto vivendo una vita spericolata o strana, sto solo assaporando i piccoli momenti e la genuinità di questo paesino.

Amo la vita in Thailandia è così diversa da Milano, ovvio è l’Asia… e credo fermamente che per certi aspetti sia un luogo magico. Certo i problemi ci sono ovunque ma qui tutto sembra più facile, vivere è più facile.

La mia compulsione a comprare abiti a basso costo non può fermarsi quì, dove ne ho già comprati parecchi, ma non mi pento assolutamente in fin dei conti sono una fashion designer e i vestiti sono la mia passione (diciamo che la voglio usare come scusa per non sentirmi troppo in colpa!). Pensavo mi fosse un pò passata la mia ossessione per la moda ma non è così, penso che se dentro di noi c’è una passione non può certo scomparire in un istante. Anche se sono lontana dalla mia città del Fashion, Milano, trovo sempre ispirazioni e nuovi stimoli perchè il mondo è uno stimolo. Mi manca la macchina da cucire e penso che se l’avessi qui con me riuscirei a a creare molte cose! Passo spesso davanti ad una piccola sartoria dove c’è sempre una donna che cuce a macchina i vestiti Lanna style e vorrei tanto fermarmi ad aiutarla a confezionare qualche abito, ma per ora posso solo limitarmi a guardare!

L’ambiente mi ispira molto sopratutto nel pensare a nuovi modelli Lanna style (i tipici abiti di Chiang Mai) gonna lunga e molto stretta realizzata con tessuti Thai e camicia elegante in genere bianca. Ho disegnato qualche modello che poi ho regalato alle ragazze della reception della scuola! Il venerdì loro vestire Lanna style e le trovo bellissime, anche se effettivamente le gonne lunghe e strette non sono proprio comode. Sto davvero apprezzando tantissime cose a Chiang Mai, la città dai tanti volti e ora ha anche un volto nella moda!

Credo che ovunque si vada nel mondo si possa avere tantissime ispirazioni… che sia in un giardino o in mezzo ad una strada. Qui ogni angolo nasconde qualcosa di magico da poter utilizzare come idea! I tessuti Lanna originali sono colorati e dalle trame complicate, non sono stampati ma lavorati con fili di diversi colori, sono molto belli e le fantasie rendono lo stile subito riconoscibile.

Camminando per la città ho visto diversi negozi con simpatici abiti Lanna style e indian style… Vorrei davvero comprare tutto, ma la mia valigia non li può contenere e sono costretta a rinunciare a qualcosa, anche se è veramente dura per me, è tutto così economico e affascinante. Quando tornerò a casa sicuramente potrò mettere in pratica ciò che i miei occhi hanno visto fino ad ora, ma il viaggio è ancora lungo e vedranno ancora tante altre meraviglie!

Non sono di certo i negozi dei brand più acclamati, ma li trovo molto più genuini e hanno comunque un stile affascinante. A volte pensiamo alla moda solo come forma d’arte estrema, quello che creano i grandi stilisti certo è un altro mondo, ma credo che anche questi artigiani locali siano degli stilisti e credo fermamente che a volte i migliori pezzi “d’arte” si trovino proprio dietro queste piccole realtà. Tutto è più vero, tutto si può indossare e la ricerca dei tessuti è notevole!

 

Dico che la mia passione non è passata perchè ho appena finito di modificare un abito per Hailey, la mia nuova amica nonchè insegnante. Parlando mi ha descritto il suo abito preferito, è un regalo di sua mamma e per lei è prezioso; l’unica cosa che non le piace sono i volant alle maniche. Ho preso il vestito e con un paio di forbici, ago e filo  ho tolto i volant, rifatto l’orlo a mano e ora è un nuovo abito! Le mie insegnanti di scuola sarebbero molto orgogliose di me!

Vorrei continuare la mia passione e non appena tornerò a casa… ovunque sarà la mia casa voglio assolutamente creare e dipingere e danzare, voglio che tutte le mie più grandi passioni continuino a rimanere in vita, perchè sono il  mio carburante e senza non potrei respirare!

Sapori, Tastes… Thai Food