Tokushima, la città della danza e di Naruto

Arrivata a Tokushima ho avuto un’impressione diversa, ho notato una città differente da quelle di cui ero abituata, un po’ lasciata andare, un po’ più sporca (sempre nei limiti giapponesi di sporco). Ho raggiunto l’hotel Avanti dove mi ha accolto un gentilissimo signore, mi ha dato le chiavi della camera e mi ha detto che la mattina ci sarebbe stata la colazione gratuita. La stanza è un pò trasandata e l’odore di chiuso è forte, la moquette poi… ma è andato bene comunque.

Non avevo bene in mente il programma per il giorno dopo ed ero veramente stanca per il viaggio e la levataccia della mattina per andare a fare whale watching. La mattina sono andata a ritirare il vassoio con la colazione, due panini dolci con burro e uvetta, succo d’arancia, un uovo sodo e caffè; per essere gratuita è stata molto soddisfacente. Ho deciso che sarei andata subito a vedere i vortici di Naruto, visto la bella giornata e che l’indomani probabilmente avrebbe piovuto. Ho raggiunto la stazione, dove ho preso un treno diretto a Naruto città, il viaggio è durato circa un’ora; ovviamente quando sono arrivata non c’è stata nessun tipo di indicazione e come al solito ho dovuto chiedere alle persone per capire dove andare. Due ragazzi molto gentili mi hanno detto che avrebbero preso il mio stesso pullman e così ho aspettato con loro. L’autobus ci ha messo quaranta minuti per raggiungere il ponte dal quale è possibile vedere questi vortici. Ho fatto un giro sul promontorio per osservare il ponte e anche questa volta sono rimasta sbalordita dalla bellezza dello scenario che mi si è presentato davanti. Il sole era molto caldo e c’era molta afa, ma ho provato ugualmente a raggiungere il ponte da vicino. Purtroppo i vortici si formano in determinati orari e io ho perso quelli del mattino, essendo ormai mezzogiorno. Mi hanno detto che potevo vederli al pomeriggio dalle due e venti, ma che il picco si sarebbe registrato per le tre e cinquanta. Ho deciso di rimanere per vederli, così sono tornata sul promontorio, ho mangiato un gelato al gusto di patate dolci (in effetti un po’ strano, ma buono) e mi sono goduta all’ombra il bel panorama. Nel frattempo ho potuto assistere all’increspamento del mare proprio nel punto sotto al ponte che, mano a mano passava il tempo, diventava sempre più forte. Naruto è una baia e proprio nella zona del famoso ponto le correnti fanno creare dei vortici più o meno grandi ed è uno fenomeno che credo si possa vedere solo qui. Molto dipende anche dalla luna, se piena i vortici raggiungono dimensioni molto maggiori, ma purtroppo lo è stata in quel giorno e quindi già sapevo che sarebbero stati modesti. Alle tre mi sono incamminata di nuovo e sono entrata in un tunnel sotto al ponte, si paga 510 yen (circa 4,50 €). Ho iniziato a camminare, la sensazione è un po’ strana perché c’è una gabbia di sicurezza ovviamente, ma niente vetri quindi c’è molta corrente d’aria e ogni tanto sul pavimento ci sono dei quadrati trasparenti dai quali guardare sotto. Ho raggiunto la fine del tunnel e mi sono presa un posto davanti ad una vetrata, visto che c’era gente. Ho iniziato a vedere piano piano dei piccoli vortici che si sono formati per poi scomparire, è davvero impressionante, sembra così pericoloso, ma in effetti non lo dev’essere perché le barche ci passano molto vicine. L’incresparsi del mare e la formazione dei vortici ti fa rendere conto di quanto siamo impotenti di fronte alla forza della natura… Ogni volta che si forma un mulinello sembra che una tela bianca prenda vita e inizi a colorarsi da sola, ho scattato delle foto che sembrano davvero dei dipinti. Anche questa volta l’esperienza è stata fantastica, non avevo mai visto niente di simile, i colori e la forza che emanano i vortici è quasi irreale ed è difficile da raccontare. Certo non sono stati alla massima grandezza e penso che quando c’è la luna piena lo spettacolo raddoppi. Mi è bastato comunque e sono contenta che anche questa tappa sono riuscita a raggiungerla. Ho spuntato quasi tutti gli obiettivi che avevo in mente di raggiungere, quindi posso ritenermi fortunata e felice.

Sono tornata in hotel con una sensazione di stupore e di gratitudine verso la natura, che è così bella da farti restare senza fiato il più delle volte, e noi siamo solo dei piccoli esseri insignificanti.

Il giorno seguente, visto che ero talmente soddisfatta di aver visto Naruto, non avevo granché voglia di fare, e poi il tempo non era molto bello, molto ventilato e nuvoloso. Così ho deciso che sarei andata prima in stazione per prendere i biglietti del treno per andare a Tokyo e poi avrei deciso. Quando sono tornata dalla stazione, mi sono seduta in un parco proprio sul canale a scrivere il mio diario e nel frattempo il cielo tentava di diventare sempre più sereno. Mi sono incamminata verso il monte che sorgeva proprio dietro al mio hotel, il monte Bizan, decisa a raggiungere la cima con la funivia. Il palazzo dal quale parte la funivia è lo stesso che ospita il teatro della danza Awa Odori, altra tappa che avrei voluto aggiungere al mio viaggio. Ho comprato un biglietto cumulativo che comprendeva viaggio in funivia di andata e ritorno, museo della danza e spettacolo alle due del pomeriggio. Ho preso la funivia e in sei minuti mi ha portata in cima al monte, la vista si è fatta sempre più bella mano a mano che sono salita. Quando sono scesa mi sono incamminata e ho raggiunto un punto dove non c’era nessuno, dal quale si poteva vedere fino alla baia di Naruto davvero impressionante. Sono rimasta lì un bel po’ ascoltando la mia musica e improvvisando qualche passo di danza. Il vento e il sole, la vista mozzafiato e la musica non potevo davvero chiedere di più.

Quando sono scesa, sono andata al museo; L’Awa Odori é una danza molto antica che risale al periodo Edo e Tukushima è proprio la sede. Durante il periodo della guerra è stata bloccata, ma ripristinata negli anni successivi, fino a raggiungere l’era moderna. Sono diversi i balli che la compongono, ma gli strumenti sono sempre gli stessi, quindi la musica è subito riconoscibile. Anche i costumi col passare del tempo sono cambiati e oggi le donne indossano dei kimono colorati, un cappello di paglia e infradito con una specie di tacco sul tallone, è come se danzassero sulle punte dei piedi. Gli uomini indossano un kimono corto e dei pantaloncini bianchi sotto, danzano facendo roteare dei ventagli. Dopo il museo non vedevo l’ora di assistere allo spettacolo, così mi sono messa ad aspettare nell’atrio. C’era tanta gente, mi sono messa in coda e ho preso posto nel piccolo teatro. La musica è iniziata e i ballerini sono entrati sorridenti, urlavano qualcosa in giapponese che poi hanno fatto gridare anche a noi, la parola era “Natto Natto” non so cosa volesse dire, ma è stato divertente. Il signore che spiegava la danza ovviamente parlava in giapponese, ma per fortuna sullo schermo c’era la traduzione in inglese. Al termine dell’esibizione, ci hanno insegnato il passo base e poi ci hanno fatto andare sul palco a ballare con i professionisti. Io da buona ballerina non potevo non andare. Mentre ballavo mi hanno messo una collana di fiori al collo e pensavo fosse un premio perché ero straniera. Alla fine hanno rimandato tutti a posto e hanno fatto rimanere solo le tre persone con le collane di fiori, di cui una ero io! Il signore che parlava mi ha chiamata al centro del palco e, con un ragazzo che mi traduceva, mi ha detto che ero stata molto brava, che avrei dovuto tornare ancora a ballare con loro e mi hanno regalato la bandana dell’Awa Odori e un certificato. Wow è stata una grande soddisfazione e anche un gran divertimento. Essere premiata per aver ballato una danza di un’altra cultura è un grandissimo onore per me, perché vuol dire che ho saputo interpretare la loro tradizione. Finito anche questa magnifica esperienza mi sono seduta ancora al parco, assaporando il ricordo di un’altra giornata indimenticabile. L’unica cosa che mi dispiace è il fatto di essere stata da sola e nessuno ha potuto riprendere la mia danza, ma non importa perché io la porterò sempre nella mia memoria e nel mio cuore.

Anche quella sera ho potuto dormire sogni tranquilli e felici, perché la felicità è fatta di piccole cose e di piccole soddisfazioni, non di soldi e ricchezza, solo di cuore.

E’ terminato così il mio viaggio nello Shikoku, è stato indimenticabile e unico. Ho visto paesaggi, tramonti e ho conosciuto fantastiche persone che porterò per sempre nel cuore. Anche se ho lasciato un pezzo di me anche qui,  sono contenta vuol dire che ci sono stata veramente e ho vissuto attimo per attimo tutto quello che questa magnifica regione poteva offrirmi. Non posso che dire “grazie Shikoku e arrivederci a presto!”

Danza e Muay Tai… due mondi della mia Chiang Mai

Volevo parlare un pò di sport, perchè Chiang Mai non è solo la città dei templi e dei mercatini. Sono una ballerina e prima di partire ho cercato una scuola di danza per potermi tenere in allenamento, perchè sette settimane senza ballare per me sarebbe stato alquanto deprimente. Così ho cercato una scuola non troppo distante da dove avrei soggiornato, anche se ancora non sapevo esattamente dove sarei andata ad abitare.

Ho trovato una scuola di nome “Sangdao performing and art school”, ho inviato una mail e mi hanno risposto che avrei potuto fare una lezione prova il sabato e poi parlare con l’insegnante per decidere. Non vedevo l’ora di iniziare e quando sono arrivata a Chiang Mai il primo sabato ho voluto subito provare. Il problema più grande è stato raggiungere la scuola, ho preso un taxi privato perchè ancora non sapevo come muovermi e ho speso parecchio. La voglia di cominciare a danzare in un paese straniero con chissà quale insegnante e compagne mi elettrizzava, al punto che non mi importava di spendere soldi per il trasporto. Ero davvero agitata ed emozionata salendo le scale che mi hanno portata davanti ad una porta a vetri, l’ho aperta e una folata di aria gelida mi ha pervaso il corpo; l’aria condizionata è molto alta durante la stagione delle piogge! Sono entrata e ho parlato con due ragazze thailandesi alla reception che mi hanno confermato la lezione gratuita di prova. Dall’aula è uscita una donna bionda molto magra e mi ha salutata lei sarebbe stata la mia insegnante. E’ inglese e ha avuto una scuola di danza classica a Londra per tanti anni, ma poi ha iniziato a viaggiare per il mondo e ha insegnato in tutti i paesi fino ad arrivare in Thailandia un anno fa. Ovviamente le mie compagne di corso erano tutte più giovani, ma non mi importava affatto perchè nel mondo della danza non esiste età. Dopo la lezione ho spiegato all’insegnante il problema del trasporto e lei mi ha assicurato un passaggio per il ritorno ogni domenica, ma al sabato avrei dovuto provvedere da me. Parlando con Hailey, la mia insegnante d’inglese sono venuta a conoscenza di un metodo molto più economico per raggiungere la città… Prendere un pick up giallo (i taxi locali) per 10 bath (circa 0,25 cent) certo avrei dovuto camminare 25 minuti per raggiungere la strada principale, ma passare per le tranquille strade di campagna sprovviste di turisti è impagabile! Sono stata contentissima di trovare un modo per poter raggiungere tutti i week end la scuola perchè per me è un pò come vivere la vita di tutti i giorni, non mi sento in vacanza per il momento e questa cittadina mi regala emozioni!

Ho continuato fino al mio ultimo week end per un mese intero a frequentare la classe e ho imparato tanto e credo che seguire le lezioni in un’altra lingua si riesca a capire come la danza abbia un  suo linguaggio universale. Io capisco l’inglese, ma alcune ragazze tailandesi non parlavano la lingua eppure gli esercizi da eseguire erano chiari per tutte!

Proprio dopo l’ultima lezione di domenica Miss Jane, la mia insegnante, mi ha voluta portare a casa sua per un caffè e per salutarci. Quando sono scesa dalla sua macchina non ci volevo credere… ha una casa meravigliosa, è antica ed è la tipica tradizionale casa thailandese. E’ tutta in legno di teak con una magnifica zona soggiorno all’aperto e area bar, una splendida scalinata porta al piano superiore dove il suo compagno, un ragazzo del Kashmir, ha lo studio – dato che fa lo scrittore – oltre alle due camere da letto. All’esterno nelle mura ci sono incastonate delle statue di legno. Sono rimasta affascinata da tutto questo e dalla loro vita, lei è più grande di lui e vivono con due simpatici gatti rossi. Due artisti, due anime provenienti da diversi paesi e culture che vivono in armonia con amore… davvero affascinante!

Amo la danza, ma anche la muay thai perchè all’inizio dell’incontro alcuni degli atleti più bravi e più rispettosi praticano una danza, la Ram muay. Il Wai Khru è una delle parti più importanti della Ram Muay, è un rito di rispetto per il maestro e la scuola che prende varie forme in diversi contesti. Il significato corretto di Wai Khru nella muay thai sta nel capire le due parole che formano il nome: “Khru” in lingua thai vuol dire “maestro”, di solito è un termine che nella cultura thai viene dato ai genitori in famiglia, ai monaci nella religione e più in generale al re. Il termine “Wai” indica l’inchino tradizionale thai. E’ una dimostrazione del proprio rispetto e gratitudine per il maestro che gli ha tramandato e insegnato le proprie conoscenze. Quando i propri allievi avranno appreso le tecniche più nascoste e segrete della muay thai e saranno in grado di praticarle, solo allora potrà avere inizio la cerimonia del Wai Khru prima degli incontri.

Ogni novizio deve prestare giuramento ed è la parte fondamentale della pratica della muay thai. Qualsiasi thai boxer che non dovesse prestare giuramento recherebbe una gravissima offesa al maestro e alla scuola che ha frequentato. E’ uno sport antico con una forte tradizione e ammiro molto chi lo pratica con serietà e rispetto.

Vedere dei veri incontri nel nuovo stadio di Chiang Mai è stata una bella esperienza… per lo meno erano incontri reali e non per turisti. Ho avuto i biglietti perchè un amico di Hailey combatteva contro un ragazzo thailandese e lei e i suoi amici andavano a vederlo. Perchè non andare? Mi sono detta, io amo questo sport mi piace il fatto che nella muay thai come in tutti gli sport di lotta ci sia rispetto e sportività la maggior parte delle volte. Ho visto sei incontri tutti entusiasmanti e un clamoroso KO! Lo so che non è una bella cosa, ma in questo sport mandare knock out l’avversario è simbolo di potenza e di bravura!

La muay thai per me è come una danza verso la vittoria, i movimenti sono dettati dal ritmo della musica tradizionale thailandese e gli atleti che combattono sono consapevoli di quanto antico sia questo sport. Così come nella danza a volte si combatte per far uscire sè stessi allo scoperto cercando di esprimere ciò che si prova nei passi che si compiono. Dobbiamo sempre combattere nella vita, ma quello che lo sport ci insegna è il rispetto verso gli altri e la fiducia in noi stessi.

 

Chiang Mai, una nuova avventura Jolanda style

Dal 2000 non ho mai smesso di venire in Thailandia e spesso ci torno anche due volte all’anno. Ho visitato il nord, il centro e le isole tranne l’estremo sud al confine con la Malaysia per motivi di sicurezza.

Questa volta la mia non vuole essere solo una vacanza, ma anche un’avventura e una crescita mia personale. Ho scelto di venire a Chiang Mai e migliorare il mio inglese presso International House per ben sette settimane! Ho preso contatti e ho risolto tutto tramite internet ed è stato un po’ come acquistare qualcosa a scatola chiusa, ma il mio istinto mi ha guidato e consigliata e io ho dato ascolto.

Sono passati due giorni ed è veramente stimolante e rigenerante stare qui. Alloggio nel campus della scuola, è tutto in stile puramente Thai, tetti a punta e strutture in legno, molto verde, un piccolo altare per pregare Buddha e un ristorante. L’edificio principale posto all’ingresso è la scuola con diverse aule tutte nuovissime e intonse.

E’ situata fuori dalla città e dal caos e questo è sia un bene che un male, perchè si deve camminare parecchio per trovare il primo “Seven Eleven” (la catena americana di negozietti aperti h24 dove trovi di tutto). Però la quiete che regna intorno è impagabile e la sera posso sentire solo i suoni della natura!

Le persone sono molto gentili e premurose, la vera indole Thai sorriso e affabilità sono le doti che contraddistinguono questo splendido paese dagli altri. Il paese del sorriso come spesso viene definita la Thailandia è una realtà. Io trovo che oggi i thailandesi che vivono in posti poco turistici sono molto più genuini, mentre in quelli presi d’assalto da orde di turisti affamati di sole e spiagge sono diventati più aridi e diffidenti. Purtroppo il turismo di massa è molto favorevole per alcuni aspetti, mentre per molti altri non lo è.

La prima volta che sono venuta in Thailandia nell’agosto 2000 ricordo di aver provato la sensazione di aver già vissuto in certi posti, è come se le mie vite passate avessero risvegliato in me dei ricordi. Da quel momento è diventata la mia meta fissa anno dopo anno.

Certo questa è un’esperienza nuova e stare da sola per sette settimane potrebbe spaventare, ma non me. Trovo che stare per un po’ di tempo con sè stessi lontani da tutto e da tutti possa fortificare e far crescere anche culturalmente.

Proprio ieri ho fatto una lunga camminata nel paesaggio rurale vicino alla scuola a San Phak Wan, è incredibile vedere come si possa vivere felici con veramente poco, le case fatte di legno un pò decadenti, le galline e i galli che scorrazzano insieme ai cani e i bambini che escono da scuola con la loro divisa pulita in bicicletta. I contadini che preparano il terreno per la semina… non posso non sentirmi viva in questo posto ma soprattutto, non può mancarmi Milano!

Le mie giornate terminano con dei sani esercizi di danza all’aria aperta circondata dalla natura, è meraviglioso vedere il tramonto e danzare. Anche se non sono su una spiaggia tropicale, l’effetto non cambia e la magia è la stessa.

Certamente ho in programma di visitare Chiang Mai e dintorni quindi scriverò presto dei magnifici posti che mi circondano!