Tokushima, la città della danza e di Naruto

Arrivata a Tokushima ho avuto un’impressione diversa, ho notato una città differente da quelle di cui ero abituata, un po’ lasciata andare, un po’ più sporca (sempre nei limiti giapponesi di sporco). Ho raggiunto l’hotel Avanti dove mi ha accolto un gentilissimo signore, mi ha dato le chiavi della camera e mi ha detto che la mattina ci sarebbe stata la colazione gratuita. La stanza è un pò trasandata e l’odore di chiuso è forte, la moquette poi… ma è andato bene comunque.

Non avevo bene in mente il programma per il giorno dopo ed ero veramente stanca per il viaggio e la levataccia della mattina per andare a fare whale watching. La mattina sono andata a ritirare il vassoio con la colazione, due panini dolci con burro e uvetta, succo d’arancia, un uovo sodo e caffè; per essere gratuita è stata molto soddisfacente. Ho deciso che sarei andata subito a vedere i vortici di Naruto, visto la bella giornata e che l’indomani probabilmente avrebbe piovuto. Ho raggiunto la stazione, dove ho preso un treno diretto a Naruto città, il viaggio è durato circa un’ora; ovviamente quando sono arrivata non c’è stata nessun tipo di indicazione e come al solito ho dovuto chiedere alle persone per capire dove andare. Due ragazzi molto gentili mi hanno detto che avrebbero preso il mio stesso pullman e così ho aspettato con loro. L’autobus ci ha messo quaranta minuti per raggiungere il ponte dal quale è possibile vedere questi vortici. Ho fatto un giro sul promontorio per osservare il ponte e anche questa volta sono rimasta sbalordita dalla bellezza dello scenario che mi si è presentato davanti. Il sole era molto caldo e c’era molta afa, ma ho provato ugualmente a raggiungere il ponte da vicino. Purtroppo i vortici si formano in determinati orari e io ho perso quelli del mattino, essendo ormai mezzogiorno. Mi hanno detto che potevo vederli al pomeriggio dalle due e venti, ma che il picco si sarebbe registrato per le tre e cinquanta. Ho deciso di rimanere per vederli, così sono tornata sul promontorio, ho mangiato un gelato al gusto di patate dolci (in effetti un po’ strano, ma buono) e mi sono goduta all’ombra il bel panorama. Nel frattempo ho potuto assistere all’increspamento del mare proprio nel punto sotto al ponte che, mano a mano passava il tempo, diventava sempre più forte. Naruto è una baia e proprio nella zona del famoso ponto le correnti fanno creare dei vortici più o meno grandi ed è uno fenomeno che credo si possa vedere solo qui. Molto dipende anche dalla luna, se piena i vortici raggiungono dimensioni molto maggiori, ma purtroppo lo è stata in quel giorno e quindi già sapevo che sarebbero stati modesti. Alle tre mi sono incamminata di nuovo e sono entrata in un tunnel sotto al ponte, si paga 510 yen (circa 4,50 €). Ho iniziato a camminare, la sensazione è un po’ strana perché c’è una gabbia di sicurezza ovviamente, ma niente vetri quindi c’è molta corrente d’aria e ogni tanto sul pavimento ci sono dei quadrati trasparenti dai quali guardare sotto. Ho raggiunto la fine del tunnel e mi sono presa un posto davanti ad una vetrata, visto che c’era gente. Ho iniziato a vedere piano piano dei piccoli vortici che si sono formati per poi scomparire, è davvero impressionante, sembra così pericoloso, ma in effetti non lo dev’essere perché le barche ci passano molto vicine. L’incresparsi del mare e la formazione dei vortici ti fa rendere conto di quanto siamo impotenti di fronte alla forza della natura… Ogni volta che si forma un mulinello sembra che una tela bianca prenda vita e inizi a colorarsi da sola, ho scattato delle foto che sembrano davvero dei dipinti. Anche questa volta l’esperienza è stata fantastica, non avevo mai visto niente di simile, i colori e la forza che emanano i vortici è quasi irreale ed è difficile da raccontare. Certo non sono stati alla massima grandezza e penso che quando c’è la luna piena lo spettacolo raddoppi. Mi è bastato comunque e sono contenta che anche questa tappa sono riuscita a raggiungerla. Ho spuntato quasi tutti gli obiettivi che avevo in mente di raggiungere, quindi posso ritenermi fortunata e felice.

Sono tornata in hotel con una sensazione di stupore e di gratitudine verso la natura, che è così bella da farti restare senza fiato il più delle volte, e noi siamo solo dei piccoli esseri insignificanti.

Il giorno seguente, visto che ero talmente soddisfatta di aver visto Naruto, non avevo granché voglia di fare, e poi il tempo non era molto bello, molto ventilato e nuvoloso. Così ho deciso che sarei andata prima in stazione per prendere i biglietti del treno per andare a Tokyo e poi avrei deciso. Quando sono tornata dalla stazione, mi sono seduta in un parco proprio sul canale a scrivere il mio diario e nel frattempo il cielo tentava di diventare sempre più sereno. Mi sono incamminata verso il monte che sorgeva proprio dietro al mio hotel, il monte Bizan, decisa a raggiungere la cima con la funivia. Il palazzo dal quale parte la funivia è lo stesso che ospita il teatro della danza Awa Odori, altra tappa che avrei voluto aggiungere al mio viaggio. Ho comprato un biglietto cumulativo che comprendeva viaggio in funivia di andata e ritorno, museo della danza e spettacolo alle due del pomeriggio. Ho preso la funivia e in sei minuti mi ha portata in cima al monte, la vista si è fatta sempre più bella mano a mano che sono salita. Quando sono scesa mi sono incamminata e ho raggiunto un punto dove non c’era nessuno, dal quale si poteva vedere fino alla baia di Naruto davvero impressionante. Sono rimasta lì un bel po’ ascoltando la mia musica e improvvisando qualche passo di danza. Il vento e il sole, la vista mozzafiato e la musica non potevo davvero chiedere di più.

Quando sono scesa, sono andata al museo; L’Awa Odori é una danza molto antica che risale al periodo Edo e Tukushima è proprio la sede. Durante il periodo della guerra è stata bloccata, ma ripristinata negli anni successivi, fino a raggiungere l’era moderna. Sono diversi i balli che la compongono, ma gli strumenti sono sempre gli stessi, quindi la musica è subito riconoscibile. Anche i costumi col passare del tempo sono cambiati e oggi le donne indossano dei kimono colorati, un cappello di paglia e infradito con una specie di tacco sul tallone, è come se danzassero sulle punte dei piedi. Gli uomini indossano un kimono corto e dei pantaloncini bianchi sotto, danzano facendo roteare dei ventagli. Dopo il museo non vedevo l’ora di assistere allo spettacolo, così mi sono messa ad aspettare nell’atrio. C’era tanta gente, mi sono messa in coda e ho preso posto nel piccolo teatro. La musica è iniziata e i ballerini sono entrati sorridenti, urlavano qualcosa in giapponese che poi hanno fatto gridare anche a noi, la parola era “Natto Natto” non so cosa volesse dire, ma è stato divertente. Il signore che spiegava la danza ovviamente parlava in giapponese, ma per fortuna sullo schermo c’era la traduzione in inglese. Al termine dell’esibizione, ci hanno insegnato il passo base e poi ci hanno fatto andare sul palco a ballare con i professionisti. Io da buona ballerina non potevo non andare. Mentre ballavo mi hanno messo una collana di fiori al collo e pensavo fosse un premio perché ero straniera. Alla fine hanno rimandato tutti a posto e hanno fatto rimanere solo le tre persone con le collane di fiori, di cui una ero io! Il signore che parlava mi ha chiamata al centro del palco e, con un ragazzo che mi traduceva, mi ha detto che ero stata molto brava, che avrei dovuto tornare ancora a ballare con loro e mi hanno regalato la bandana dell’Awa Odori e un certificato. Wow è stata una grande soddisfazione e anche un gran divertimento. Essere premiata per aver ballato una danza di un’altra cultura è un grandissimo onore per me, perché vuol dire che ho saputo interpretare la loro tradizione. Finito anche questa magnifica esperienza mi sono seduta ancora al parco, assaporando il ricordo di un’altra giornata indimenticabile. L’unica cosa che mi dispiace è il fatto di essere stata da sola e nessuno ha potuto riprendere la mia danza, ma non importa perché io la porterò sempre nella mia memoria e nel mio cuore.

Anche quella sera ho potuto dormire sogni tranquilli e felici, perché la felicità è fatta di piccole cose e di piccole soddisfazioni, non di soldi e ricchezza, solo di cuore.

E’ terminato così il mio viaggio nello Shikoku, è stato indimenticabile e unico. Ho visto paesaggi, tramonti e ho conosciuto fantastiche persone che porterò per sempre nel cuore. Anche se ho lasciato un pezzo di me anche qui,  sono contenta vuol dire che ci sono stata veramente e ho vissuto attimo per attimo tutto quello che questa magnifica regione poteva offrirmi. Non posso che dire “grazie Shikoku e arrivederci a presto!”

Kochi, città di samurai e… balene

La mia penultima tappa nello Shikoku è stata Kochi, la città nativa del famoso samurai Ryoma Sakamoto. Appena arrivata in stazione, tre enormi statue rappresentanti samurai mi hanno dato il benvenuto. Il tifone stava arrivando e io ero un po’ spaventata in effetti, non sapendo come fosse realmente un vero tifone. Ero lontana dal mare quindi non avrebbe dovuto preoccuparmi più di tanto! Mi dispiaceva solamente non poter andare a fare whale watching, motivo per cui ho raggiunto Kochi. A circa dieci minuti dalla stazione ho trovato il mio hotel… Green hotel, la camera non era poi così piccola, la moquette non mi piace molto, ma a quanto pare qui è presente in ogni albergo. Ho avuto caffè e tè gratuiti tutti i giorni, la posizione è davvero comoda per prendere ogni sorta di mezzo pubblico. Lasciato i bagagli in hotel sono tornata alla stazione per vedere di prenotare il giro in barca l’indomani, visto che il tifone era previsto per domenica. Purtroppo però, era tardi e l’ufficio aveva già chiuso, così mi hanno detto di tornare il giorno dopo per avere notizie a riguardo.

La mattina seguente sono corsa in stazione all’ufficio del turismo, ma avevano cancellato il whale watching per la domenica, così mi hanno detto di tornare per sapere se il lunedì avrebbero riaperto. Ho deciso di andare in spiaggia, più precisamente nella spiaggia di Katsurahama visto che era una bella giornata e prima che arrivasse il tifone. Arrivata alla spiaggia finalmente ecco davanti ai miei occhi l’oceano Pacifico, un’immensa distesa celeste. Anche quì lo scenario è stato da mozzare il fiato ovviamente, come in ogni posto che ho visitato fino ad ora. La spiaggia è grande, solo che non essendo balneabile ci sono delle guardie che ogni qualvolta qualcuno si avvicina troppo alla riva, con il megafono viene richiamano. In effetti è stato molto divertente e ovviamente hanno richiamato anche me! Sono salita su un piccolo promontorio per vedere meglio il mare e l’orizzonte, stupendo davvero. Sono rimasta tre ore sulla spiaggia a riposare un all’ombra, con il vento che mi soffiava sulla pelle, ascoltando musica. Poi sono tornata sul pullman e mi sono fermata per un’oretta all’osservatorio sempre per ammirare gli scenari fantastici che mi si proponevano davanti agli occhi.

Il giorno dopo, la domenica, ho cercato ancora di prenotare la crociera, ma niente. Diluviava e ovviamente anche il lunedì sarebbe stato brutto. Sono andata a visitare il castello e, in un momento di sole prima che tornasse la pioggia a dirotto, ho trovato il mio paradiso. Un angolino nascosto all’interno del parco del castello, ho scavalcato la bassa recinzione e mi sono trovata davanti ad un burrone, ma la vista era davvero magnifica. Mi sono sentita Lara Croft in Tomb Rider, ho scattato una foto che sembra esattamente un frammento del videogioco. Ovviamente non potevo non danzare, finchè non ha ricominciato a piovere. Mi sono diretta verso l’uscita e mi sono completamente bagnata. Alla fine il tifone altro non è che un forte monsone, non mi sono stupita più di tanto perché in Thailandia sono solita vedere certa pioggia. La giornata l’ho terminata nella galleria dello shopping, non per comprare, ma perché coperta e con comode panchine al centro.

Il lunedì, in effetti, c’è stata ancora pioggia e così mi sono diretta con l’ultima speranza verso la stazione per chiedere se l’indomani avrei potuto effettuare il whale watching, anche se avrei dovuto partire non avevo orari e il treno per Tokushima alla fine era solo di due ore. Così ho preso prima i biglietti del treno e mi sono informata riguardo agli orari e poi, speranzosa, sono andata all’ufficio informazioni. Ormai mi conoscevano tutti e finalmente il martedì avrebbero fatto la crociera. Wow, mai darsi per vinti. In effetti ho dovuto svegliarmi all’alba, fare il check out alle sei del mattino, lasciare i bagagli all’albergo e raggiungere il terminal dei pullman in stazione. Per arrivare al porto ci sarebbe voluta un’ora e la barca sarebbe partita alle otto, per stare ben cinque ore in mare. Ovviamente ho fatto fatica a capire quale bus prendere perché tutte le fermate erano scritte in giapponese e, anche se ho chiesto all’autista e mi ha detto che era giusto, sono stata in ansia tutto il tempo per paura di aver sbagliato. Alle sette e cinquanta si è fermato al porto, non ci potevo credere ce la stavo facendo anche questa volta. Sono corsa verso il piccolo porticciolo e ho raggiunto la barca, ho pagato 6000 yen (circa 50 €) e sono  salita. Mi immaginavo una barca un po’ più grande, ma era piccola e ho capito che sarebbe stato un viaggio turbolento. Così è stato, anche se l’oceano sembrava calmo c’erano un sacco di onde che facevano muovere la barca e farci saltare sui sedili. Per fortuna ero all’aperto, perché mi avrebbe dato fastidio stare all’interno se la barca si muove troppo. Dopo un’ora e mezza di navigazione ci siamo fermati in un punto dove branchi di delfini nuotavano felici ed è stata un’emozione forte, ho quasi sempre visto i delfini in cattività, chiusi in piscine per fare spettacoli e far divertire noi stupidi umani, ma lì erano liberi nel loro habitat naturale. Mi sono resa conto di quanto fosse bella la natura e il mondo del mare. Mi ha sempre affascinato e al tempo stesso fatto paura, ho sognato tante volte di essere la sirenetta e di vivere in fondo al mare. Ho sempre creduto che al di sotto della distesa blu ci sia un mondo nascosto ancora sconosciuto, che vuole rimanere segreto. Abbiamo navigato ancora un pò prima di avvistare una balena, è passata proprio vicino alla barca e misurava il doppio. E’ stato surreale, sono esseri meravigliosi e pacifici, vederla dal vivo è un’esperienza davvero unica. La sua maestosità e la leggerezza con la quale solca l’acqua è da non credere. Mi veniva quasi da piangere perché non avrei potuto andare via da Kochi senza aver avuto la possibilità di incontrare queste meravigliose creature marine. Quando siamo tornati indietro mi è venuta un pò di malinconia, era già finito… avrei voluto buttarmi in acqua e vivere con loro.

Tornata verso l’albergo ho preso i miei bagagli e sono andata in stazione per prendere il treno per Tokushima, anche se ero davvero stravolta per i viaggi non mi importava perché avevo vissuto per l’ennesima volta un’esperienza fantastica e irripetibile ed ero davvero felice di aver raggiunto l’obiettivo anche questa volta!

Nakajima… L’isola che non c’è

Ho deciso di andare a Matsuyama per poter esplorare le isole del mare interno di Seto, così mi sono diretta verso il porto pronta per affrontare una giornata tra isole e battelli. Ho comprato il biglietto per l’isola più grande, Nakajima, pensando che poi sarebbe stato semplice raggiungere le altre. Sul traghetto ho incrociato lo sguardo di una donna che mi ha sorriso e così le ho chiesto informazioni riguardo a come raggiungere le varie isole. Lei mi ha spiegato in un inglese giapponesizzato che non sarei riuscita a vedere più di un’isola, perché le distanze da percorrere sono elevate e in un giorno non sarebbe stato possibile. Che delusione, ho pensato, ma ormai sono in ballo e ho scelto di restare a Nakajima. Mayuki, la signora gentilissima delle informazioni, mi ha fatto segno di seguirla. Il marito e i due figli la stavano aspettando con la macchina, mi ha fatto salire e mi hanno portato a mangiare in un nuovissimo e moderno ristorante, aperto da poche settimane. Mi ha offerto il pranzo e mi ha portata in giro per un’oretta sull’isola. Mi ha fatto visitare la scuola e mi ha fatto conoscere l’insegnante d’inglese, un simpatico ragazzo giapponese che mi traduceva, come meglio poteva, tutto quello che diceva Mayuki. Dopo aver scattato tante foto e avermi spiegato a grandi linee le zone dell’isola, mi ha regalato della frutta fresca direttamente dal suo orto, un gelato e poi mi ha riportato al ristorante. Lì ho conosciuto Yuki e Yuki, una ragazza di nome Yuki che lavora presso la televisione giapponese NHK, che stava facendo un reportage sull’isola e un ragazzo di nome Yuki che l’avrebbe portata in giro. Mi hanno chiesto di andare con loro, in modo che avrei potuto vedere molto di più. Ovviamente non potevo che accettare, quando ricapita un’occasione del genere. Abbiamo chiacchierato e intanto mi hanno fatto vedere ogni angolo dell’isola. E’ meravigliosa, gli agrumeti si estendono lungo tutte le colline, le arance sono il frutto tipico e coltivano anche i tarocchi. A grandi linee mi ha ricordato un pò la Sicilia. E’ un’isola molto verde e naturale ed è una delle poche che ho visitato ad essere rimasta intatta. I pochi alberghi sono molto piccoli, non esistono resort e c’è un solo supermercato. La vita non è cara come il resto del Giappone, perchè mangiano ciò che coltivano e hanno il pesce fresco tutti i giorni… Cosa volere di più! Finito il giro Yuki ci ha portate a pescare, è stata la mia prima esperienza di pesca in mare e sono riuscita a prendere due pesci, che abbiamo liberato subito dopo. E’ stato divertente e la fortuna non è ancora finita, perché mi hanno anche regalato il biglietto del traghetto del ritorno verso Matsuyama. Yuki, la ragazza, sarebbe tornata anche lei in città e il caso ha voluto che il suo ufficio e la sua casa fossero proprio vicino al mio hotel. Che coincidenze… Ci siamo date appuntamento per la sera dopo per andare a mangiare fuori, visto la vicinanza. Grazie a lei ho anche avuto le informazioni esatte per raggiungere Aoshima, l’isola dei gatti. Visto che l’idea di visitare lo Shikoku è partita proprio per quell’isola, non volevo andarmene senza averla vista!

La mattina sono corsa in stazione e ho preso il treno che mi ha portata nel piccolo porto di Iyo Nagahama. Ovviamente sia la stazione che il porto erano deserti e la biglietteria non esisteva, leggendo ed interpretando un cartello in giapponese ho capito che avrei dovuto acquistare i biglietti alle 13.30, ma dove? Mi si è avvicinato un uomo che, parlando in giapponese, mi ha spiegato che i biglietti li avrebbero venduti sulla barca a quell’ora. Erano solo le undici e nei dintorni non c’era veramente niente da fare nè da vedere. L’uomo mi ha fatto segno di salire in macchina, così anche questa volta ho seguito il mio istinto e l’ho seguito. Mi ha portata all’osservatorio per farmi vedere l’isola dall’alto, che gentile. Purtroppo quella mattina il tempo non è stato molto favorevole e, per la tanta foschia, mi è stato difficile scattare delle belle foto. Quando mi ha riportata al porto, mi ha detto di comprarmi da mangiare e da bere, perchè sull’isola non ci sarebbero stati negozi. Ovviamente credo di stare inconsciamente imparando il giapponese, o forse è solo una sorta di istinto di sopravvivenza! Ho mangiato un tramezzino seduta sugli scalini del porto, ascoltando musica e cantando, visto che non c’erano molte persone in giro.

All’una e mezza mi sono presentata sulla barca dove mi hanno venduto i biglietti… non mi è sembrato vero, ho letto che andare ad Aoshima a volte è difficile  perchè potresti non riuscire a trovare i biglietti o semplicemente perchè, a causa delle onde alte, non si può partire. La giornata mi è stata favorevole, il mare è stato liscio come l’olio, è uscito il sole e siamo partiti alle due e mezza precise. Dopo circa quaranta minuti abbiamo approdato sull’isola. Ho iniziato a vedere delle pallottoline di pelo che si sono avvicinate al molo, non mi sembrava vero. La quantità di gatti presente sull’isola è davvero sorprendente e sono anche tenuti bene. Ci vivono circa cinquanta persone, tutti pensionati dai cinquant’anni in su, e più di cento gatti. L’isola è pressoché abbandonata e ci sono tantissime case disabitate, dove ora hanno trovato rifugio i mici. Il colore predominante del pelo è rosso, ma ci sono anche neri, striati e altri colori. Sono molto amichevoli e li puoi accarezzare quanto vuoi. La barca riparte dopo un’ora, ma il tempo per starci è più che sufficiente. Mi ha davvero soddisfatta, è stata un’altra esperienza impagabile, soprattutto per un amante dei gatti! Sì perchè per andarci bisogna proprio amarli tanto, non è una meta che tutti includerebbero nel loro viaggio, è un pò complicato arrivarci se non si hanno le informazioni giuste, e inoltre a parte i gatti non c’è molto da vedere.

Sono tornata in hotel a mi sono preparata per uscire con Yuki. Mi ha portata a Dogo Onsen a sole sei fermate  di tram dal mio hotel, è un vecchio Onsen e la zona è davvero spettacolare. Di sera l’atmosfera è fantastica, le luci, le persone che camminano con lo yukata, i negozi tipici e poi il favoloso palazzo delle terme. Mi ha portata a mangiare il piatto tipico dell’Heime il taimeschi. Il pesce tipico della regione è l’orata e, a differenza di altre parti del Giappone dove è carissima, quì la si può magiare a prezzi più che ragionevoli. Abbiamo preso il sascimi, riso bianco sul quale adagiare le fette crude di orata e aggiungere a piacere alghe, sesamo, soia mischiata ad un uovo crudo, wasabi ed erba cipollina. Ovviamente io ho aggiunto tutto ed è stata una delizia, davvero sublime. Il piatto completo comprendeva anche una zuppa di miso e del tofu, una tazza di tè verde caldo al modico prezzo di 1000 yen ( circa 8,60 €). Ci siamo poi fermate a vedere qualche negozio, visto che il mandarino è la specialità del posto, i negozi presentano i più disparati prodotti a base di quest’ultimi. Dopo aver scattato, come sempre, tantissime foto siamo tornate verso il mio hotel. Ci siamo incamminate al buio nel parco e la cosa strana è che non bisogna avere la minima paura. E’ assurdo a volte pensare che a Milano io debba avere il terrore di uscire nella mia via dopo le undici di sera e poi ci sono paesi dove la qualità della vita è così nettamente migliore!

Anche questa volta ho dovuto salutare una persona fantastica, conosciuta solo da un giorno, ma che mi ha aiutata e mi ha fatto vivere belle esperienze. Non mi abituerò mai a dire addio, anche perchè io spero sempre che siano solo degli arrivederci e ce la metto tutta per far sì che lo siano!

Matsuyama… Il mio inizio nello Shikoku

Il mio viaggio è proseguito verso Matsuyama, finalmente sono arrivata nello Shikoku. Matsuyama è la più grande città della prefettura di Heime ed è semplice raggiungerla con un treno diretto da Okayama o prendendo un traghetto da Osaka o da Kure (ma il viaggio è molto più lungo). Io me la sono cavata con due ore di treno ed è andata bene, anche se c’è sempre poco spazio per i bagagli e lo zaino, se posto nelle cappelliere è un’impresa poi tirarlo giù, ma facciamo anche questo ho i  muscoli apposta!

I venti minuti a piedi dalla stazione sono stati alquanto pesanti e ovviamente quando sono arrivata in hotel ho fatto riposare le mie povere spalle per un’oretta. L’hotel è della catena APA molto confortevole e anche molto bello, ha persino un manga dedicato. La stanza è molto pulita e non è poi così piccola. C’è un piano dedicato ai distributori automatici di bevande, un forno a micro onde e lavatrici a gettoni. Insomma tutto quello di cui si può aver bisogno durante un viaggio, breve o lungo che sia. A Matsuyama l’hotel è in una posizione davvero bella e dal mio settimo piano ho avuto la vista del canale e del castello.

Verso le cinque mi sono incamminata per fare un giro nel parco di fronte all’albergo e ho intrapreso la salita per il castello a 132 metri. So che avrebbe chiuso alle cinque, ma ho voluto vedere l’esterno, non pensando di fare fatica per arrivarci dopo una giornata già abbastanza stancante. Dopo qualche metro in salita, mi sono fermata davanti alla prima costruzione, ovvero i giardini del castello. Anche se chiusi, dall’interno ho sentito  una bellissima musica e così ho iniziato a danzare da sola davanti all’antico e suggestivo portone a piedi nudi. Ho provato una sensazione meravigliosa e l’atmosfera attorno è stata impagabile. Finito la mia pazzia, ho proseguito a camminare nel bosco che si faceva sempre più fitto e la salita sempre più ripida e soprattutto non c’era l’ombra di nessuno. Solitamente una ragazza da sola in un bosco non è così rassicurante, ma no so perché mi sono sentita in sicurezza e ho continuato. Il suono della natura si è fatto sempre più intenso ed io mi sono sentita da sola a contatto con la natura… un altro modo per sfuggire dalla realtà. Ero esausta e ancora non avevo raggiunto la cima, ma ormai non mi ferma più nessuno e quando sento di non farcela penso sempre che dopo la fatica si viene sempre ricompensati. E così è stato, quando sono arrivata in cima i miei occhi hanno visto uno spettacolo della natura che neanche le foto possono spiegarlo. Ho provato una sensazione di libertà e onnipotenza nel guardare il panorama mozzafiato che mi si apriva davanti. Ho potuto vedere il mare, gli uccelli e piano piano il sole che ha colorato prima di rosa poi di rosso il cielo e il mare. Il vento che mi soffiava tra i capelli e l’aria pulita che potevo respirare mi hanno quasi purificata da tutti i miei pensieri. In quel momento ero come in una bolla di sapone e nessuno avrebbe potuto farla scoppiare.

Ho scattato parecchie foto e ho cercato di catturare quella magia che avevo davanti. Dopo un’ora e mezza sono scesa, ormai stava facendo buio e il bosco è diventato ancora più misterioso, ma alla fine dopo quello che avevo appena visto non mi importava molto. Ho comprato da mangiare e sono tornata in stanza a preparare un itinerario per il giorno dopo. Avrei voluto andare a vedere le isole, ma le previsioni davano brutto tempo per l’indomani, così ho deciso di andare a fare un giro per la via dello shopping e arrivare alla stazione centrale di Matsuyama City. La mattina è stata abbastanza nuvolosa, ma poi il sole ha deciso di venire allo scoperto e così ho deciso di provare ad andare verso il porto, anche solo per vedere il mare. Durante il tragitto ha piovuto forte e mi è venuto il dubbio che forse non è stata una buona idea, ma poi sempre il mio motto… Proviamoci e verremo ricompensati. Anche questa volta ho avuto ragione, arrivata al porto aveva smesso di piovere e ho potuto camminare un po’ fino a raggiungere un molo deserto e come per magia il sole ha deciso di ritornare, scaldandomi e facendomi sognare un’altra volta. Ho iniziato a danzare sulle rocce con la  musica nelle orecchie, immaginando di essere lontata dalla realtà che conosco in un mondo incantato. Visto che erano solo le tre del pomeriggio ho pensato di andare sulla più vicina isola di Gogoshima, a soli dieci minuti di traghetto . Dopo un viaggio breve ma molto agitato, sono sbarcata su questa piccola e verdissima isola. Ho iniziato a camminare cercando un posto dove potermi sedere e rilassarmi sul mare. Ho camminato per circa trenta minuti sul ciglio di una strada non troppo trafficata, quando guardando al di sotto di una scogliera ho visto una spiaggia deserta. Ho voluto provare a scendere ma era molto ripido, infatti c’era una corda alla quale attaccarsi. Visto che io amo il pericolo mi sono subito messa all’opera e, dopo qualche difficoltà tecnica, sono riuscita a scendere. Anche questa volta la fatica è stata ripagata! Sono stata un’ora seduta su una roccia proprio sul mare, a respirare aria pulita e a farmi cullare dal vento. Visto l’orario dovevo tornare in tempo per non perdere il traghetto, così ho provato a risalire e devo dire che non è stato per niente facile… appesa ad una corda a penzoloni tra le rocce. A riguardare ora la foto mi viene in mente che se fosse successo qualcosa nessuno se ne sarebbe accorto e chissà per quanto tempo sarei potuta rimanere lì, ma non è successo quindi mi ritengo fortunata.

Ho preso in tempo la barca verso Matsuyama e sono tornata in albergo felice e soddisfatta per la bellissima giornata. Alla fine anche il sole mi ha premiata e non ho potuto chiedere di più. Una giornata iniziata non proprio per il verso giusto, ma che poi si è rivelata fantastica… Sono queste le cose per cui essere felici e da cui assaporare ogni piccolo dettaglio. Si viene sempre premiati prima o poi, basta avere pazienza e pensare sempre positivo!

Okayama e Kurashiki tra magia e meraviglie

Il momento di lasciare anche Kyoto è arrivato ed eccomi a cercare il treno per Okayama nella stazione centrale, fortunatamente è più piccola di quella di Tokyo ed è stato più semplice riuscire a salire sul Nozomi. Il viaggio è durato circa un ora e, arrivata a destinazione, delle gentili persone si sono subito adoperate per farmi prendere la strada giusta verso il mio hotel. Circa dieci minuti a piedi, in teoria sono pochissimi, ma il mio pesante bagaglio me li ha fatti pesare tantissimo! Viaggiare da soli è fantastico, però è anche molto faticoso, si deve contare solo sulle proprie forze e, ovviamente, non ci si può distrarre un attimo. E’ molto stancante sia a livello mentale che fisico, ma alla fine l’esperienza e le sensazioni che lasciano sono impagabili!

Sono entrata nella hall dell’hotel e ho lasciato i bagagli, visto che il check in sarebbe stato dalle due del pomeriggio ed erano solo le undici. Ok… anche se volevo fare una doccia per rilassarmi dalla fatica, ho cambiato i piani e sono andata a visitare il castello. Solo venti minuti a piedi dall’hotel, ho preso la macchina fotografica e mi sono incamminata. Lungo la strada mi sono fermata a mangiare una zuppa di udon in un ristorante molto economico e caratteristico perché avevo bisogno di una ricarica. Finito di mangiare mi sono rimessa in cammino, ma qualcosa mi ha distratta della meta finale… una via piena di negozi. Mi si sono illuminati gli occhi e, ovviamente, non ho portuto che entrarci e fare una passeggiata. Ho trovato ovviamente due affari da cogliere al volo, anche se non avrei dovuto, visto il mio zaino pieno. Ho comprato una camicia bianca e uno shorts di jeans con dei ricami sulle gambe a soli 7€ in Giappone! Ho proprio il fiuto per gli affari. Dopo il mio breve shopping, soddisfatta e felice ho raggiunto il castello, ma non sono entrata a visitarlo perché non mi ispirava molto. Ho voluto invece raggiungere i giardini di Okayama Korakuen garden, non molto distanti dal castello. Sono costati 400 yen ( circa 3,50€) ma dopo che sono entrata ho capito che ne è valsa la pena. All’ingresso mi sono sentita Alice nel paese delle meraviglie alla ricerca del Bianconiglio, il verde dei prati e le lanterne tonde bianche sparse regolarmente sull’erba danno un aspetto surreale. Per me che vivo con la fantasia è stato facile catapultarmi nel mondo delle meraviglie e tutta la gente è scomparsa, ho immaginato la rincorsa verso il Bianconiglio, l’incontro con il Cappellaio Matto e ovviamente la regina di Cuori. Ok sono un pò pazza, però giuro che l’atmosfera è stata proprio quella. La perfezione dei giardini è impressionante e, anche se agosto non è la stagione migliore per la natura, rende ugualmente l’idea. Ovviamente se ci dovessi tornare in primavera o in autunno credo sia da mozzare il fiato.

Quando ho finito il giro e dopo aver mangiato un gelato al tè verde mi sono incamminata verso l’hotel. Ho finalmente fatto il check in e sono andata in camera a fare la tanto desiderata doccia… Anzi un bagno bollente per sciogliere i muscoli del collo e delle spalle contratti dal peso dello zaino. L’hotel si chiama Maira, è molto carino e pulito ed è economico per il tenore giapponese. La mattina fino alle nove si possono prendere delle merende confezionate per colazione, si hanno tutto il giorno bevande gratuite alla reception calde e fredde e qualche amenity tipo spugna per il bagno, saponette e bacchette per mangiare e anche una poltrona per i massaggi. La stanza è carina ed essenziale e non eccessivamente piccola. Insomma vivibile, è un buon affare! Il giorno dopo ho pensato di andare a Kurashiki, visto che me ne aveva parlato molto bene un’ amica giapponese. Bisogna prendere il treno e in venti minuti dalla stazione di Okayama ci si arriva. E’ una cittadina antica e di mercanti, all’epoca signorile era un porto molto attivo per il commercio del riso. Lo testimoniano ancora dei vecchi magazzini del riso che contribuiscono a dare alla città un’atmosfera d’altri tempi, oltre ai numerosi musei.

All’epoca signorile la città era particolarmente prospera, nel quartiere storico di Bikan si possono vedere ancora oggi gli antichi magazzini dalle mura bianche e le tegole dei tetti verniciate di nero allineati da entrambe le sponde del canale bordato da salici piangenti. Oggi molti di questi e delle case dei mercanti sono stati trasformati in musei e si possono visitare.

Finito il giro nel quartiere Bikan sono tornata verso la stazione, prendendo la via dello shopping. Anche qui dei portici con negozi da entrambe i lati, ma poco interessanti; mentre camminavo però ho incrociato tre ragazze vestite da manga che facevano un servizio fotografico e un’altra ragazza che veniva fotografata nelle classiche pose dei cartoni animati d’azione. Insomma molto pittoresco… Tutti questi particolari ti fanno ricordare che sei nel paese dei manga e dei personaggi dei fumetti giapponesi e, per come sono fatta io, mi fanno sentire molto meno strana! Prima di tornare verso l’hotel ho mangiato uno squisito Bibimbap (piatto unico di riso con carne, verdure, kimchi e uovo) coreano al centro commerciale. Quando sono tornata ho fatto un massaggio sulla sedia nella hall, uno forte per sciogliermi i muscoli. Sono salita con la mia cena che avevo precedentemente comprato e mi sono rilassata pensando all’indomani e al nuovo viaggio da intraprendere verso, finalmente, lo Shikoku, più precisamente Matsuyama.

Kyoto e Arashiyama… natura, tradizione e incanto

Kyoto la città della tradizione, delle Geishe, dei templi e del bamboo in sostanza una città meravigliosa. E’ la terza volta che ci torno e  vado sempre alla ricerca di cose nuove da vedere, certo due giorni sono proprio pochi, ma visto che non è la prima volta sono sufficienti. La città è grande ma io l’ho sempre girata a piedi, facendo delle belle e lunghissime camminate. A parte il gran caldo afoso dei mesi estivi è bello passeggiare per le strade e vedere ogni minimo particolare che ti circonda. Ogni tanto è giusto entrare in qualche locale o in un negozio per potersi rigenerare… o prendersi un raffreddore perchè l’aria condizionata è forte e il contrasto con l’esterno è davvero notevole.

Il primo giorno non ho voluto fare niente di speciale e sono rimasta nella zona del mio hotel, Gion il quartiere delle Geishe. Adoro questa zona perchè si respira l’antica tradizione e si percepisce il vero Giappone. Due anni fa quando ci sono venuta mi sono anche vestita da Geisha. E’ costato parecchio, ma ne è valsa la pena vedermi per una volta nella vita come una creatura irreale, quasi proveniente da un altro mondo. Sì, perchè quando ti truccano piano piano ti trasformi e diventi un’altra persona, tutto si trasforma e diventa surreale. Il tuo viso completamente bianco è irriconoscibile ed è davvero strano. Ti ridisegnano le sopracciglia di rosso, ti colorano le labbra di rosso acceso e poi i capelli… ti passano una cera per renderli compatti per poi coprirli con una pesante parrucca nera adornata a tua scelta. Poi ovviamente si passa alla vestizione, la scelta del chimono e dell’obi è ardua perchè  ci sono tantissimi colori e fantasie. I kimoni veri sono bellissimi, i tessuti preziosi e pesanti, ricordo perfettamente che quando mi hanno tirato le varie cinture no ho respirato per qualche secondo, è davvero una sensazione sgradevole ma passa dopo poco. Quando diventi la creatura che non avresti mai pensato di diventare si passa allo shooting con vari oggetti tipici, ombrello in carta di riso e ventaglio. Non si possono mostrare i denti perchè la tradizione non lo ammette, bisogna solo accennare un sorriso e inclinare la testa leggermente. E’ stata un’esperienza che terrò nel mio cuore tutta la vita proprio per la sua stranezza. Ma tornando a questa volta non ho fatto niente di tutto ciò, mi sono dedicata alla natura!

Ho visitato un Neko cafè, ovvero il caffè con i gatti i miei esseri preferiti, li amo tantissimo. Ho girato un sacco di tempo per trovarlo perchè come al solito le indicazioni non sono molto chiare e quindi ho chiesto in giro e con molta fatica alla fine l’ho trovato. Sono entrata in questo piccolo locale dopo essermi lavata e disinfettata le mani e tolta le scarpe, ho lasciato negli appositi armadietti la mia borsa e ho ordinato un tè verde. Mi sono seduta e ho iniziato ad accarezzare una splendida signorina rossa. La cosa strana, che io al mio gatto non ho mai provato a fare, è che gli devi dare delle pacche sul sedere, li rilassa e si siedono volentieri a farsi accarezzare. Proverò quando torno a casa a farlo al mio Ade, se non mi graffia istantaneamente vuol dire che funziona! Sono rimasta un’ora e poi mi sono incamminata per le strade di Kyoto. Ho mangiato una zuppa di ramen in un delizioso e alquanto antico ristorante, con tè e acqua gratuiti come d’usanza. Quando sono uscita ho incrociato il quartiere di Kawaramachi, dei lunghi portici pieni di negozi e cianfrusaglie… Il mio paradiso direi! Non ho comprato niente però, pensando al mio zaino strapieno e pesante. Ho incrociato l’owls zoo (lo “zoo” dei gufi) e il bengal forest (ovvero un locale pieno di gatti del bengala, il primo al mondo a tenere questa razza). I gatti del bengala sono animali di una straordinaria bellezza con il manto simile ad un leopardo e sono anche abbastanza docili; beh si paga 600 Yen (circa 5 €) per sedersi per terra prendere un gatto e coccolarlo per mezz’ora e se sei fortunato a volte potrebbe avvicinarsi un secondo. Bisogna quindi essere dei veri appassionati altrimenti evitate di buttare via 5 €. Io amo i gatti e per me è stato un piacere avere una signorina da coccolare e accarezzare, con un pelo lucido e morbidissimo! Dopo la foresta del bengala è stata la volta dei gufi… Animali meravigliosamente misteriosi e stupendi (non a caso ho un gufo tatuato sulla mia gamba destra). Certo non è bello vederli in un ambiente chiuso perchè sono animali che devono volare e quindi ci sono molte critiche riguardo a questi posti, però sinceramente non capita tutti i giorni di poter toccare e stare vicino a un uccello così sfuggevole e bellissimo.Il prezzo è lo stesso dei gatti, ma si può stare dentro quanto si vuole, anche se una volta finito il giro e visto tutti i gufi non c’è molto da fare.

La giornata è giunta al termine, mi sono incamminata verso l’hotel e ho incrociato la via delle Geishe. Da un taxi, come per magia, ecco che scendono due creature astrali bianche ed eteree così sfuggevoli a questo mondo reale. Purtroppo non avevo il cellulare pronto sono riuscita solo a scattare una foto dal dietro, è comunque una soddisfazione averle viste ancora una volta.

Il giorno seguente ho deciso di andare ad Arashiyama, una cittadina a quindici minuti di treno da Kyoto. Ne avevo sentito parlare perché c’è la famosa foresta di bamboo e il parco dei macachi, ma non ci ero mai stata. Così ho preso un pullman fino alla stazione di Omiya e un treno della linea Keifuku diretto, a soli 210 Yen (1,80 € circa). Quando sono arrivata ho realizzato subito che la città doveva essere molto bella, perché già la piccola stazione era affascinante. Tutto intorno ai binari c’erano dei tubi trasparenti contenenti rotoli di tessuto per kimono dalle diverse fantasie. Mi sono incamminata per cercare la foresta di bamboo, sotto un sole caldissimo e un umidità altissima. Io amo il caldo, ma quando è esagerato dà un po’ fastidio, lo devo ammettere. Ho raggiunto un parco e, ovviamente, la strada tutta in salita, ma ne è valsa la pena perché ho potuto respirare aria pura senza inquinamento e stare a contatto con la natura. Ho camminato per circa un ora prima di raggiungere la foresta, solo perché mi sono persa! Quando sono arrivata ovviamente non ero l’unica, tanti turisti stavano percorrendo il sentiero attorniato da alte e verdi canne di bamboo. Purtroppo per la tanta gente l’atmosfera è un  po’ rovinata, ma ammetto che è davvero bello e se per un istante chiudi gli occhi ti senti veramente trasportato in una dimensione magica, nell’epoca degli imperatori e dei samurai. Insomma un’esperienza bellissima in quanto io riesco sempre a scappare dalla realtà e a rifugiarmi in mondi fantastici!

Ho visitato i giardini del tempio Tenryuji bellissimi e patrimonio dell’Unesco, anche se credo che in primavera o autunno siano molto migliori. Mi sono poi incamminata per la volta della stazione, volevo fermamente tornare indietro perché dopo la lunga camminata e il caldo soffocante non vedevo soluzione. Mi sono seduta a mangiare un gelato al tè verde e di colpo ho riottenuto le forze, così ho chiesto informazioni e mi sono diretta verso il Monkey Park Iwatayama, un parco dove vivono i macachi. Durante la calda estate giapponese bisogna essere intrepidi a iniziare il cammino verso il parco, ci vuole circa mezz’ora di camminata in salita per raggiungere lo spiazzo con le scimmie. Solo con il mio gelato nello stomaco non avrei pensato di potercela fare, così ho comprato una bevanda energetica e mi sono incamminata. Dopo le prime salite, che sono state ardue, mi sono abituata alla fatica e per fortuna, essendo in un bosco, gli alberi hanno nascosto il sole dunque ho camminato all’ombra. Quando ho raggiunto la cima non potevo crederci e hanno iniziato a sfrecciarmi vicine delle grosse scimmie pelose! Io adoro gli animali sono così simpatici. Non si possono ovviamente toccare e ci sono tanti guardiani a proteggere sia le persone perché si sa che le scimmie sono imprevedibili e dispettose. Ho scattato tante foto e la cosa più bella è stata vedere i piccoli attaccati alle loro mamme, così teneri. Inoltre c’è una bellissima veduta della città.

Dopo tante foto incredibili, ho deciso di ritornare a Kyoto soddisfatta e distrutta. Ho passeggiato ancora per le vie e poi sono tornata in albergo a preparare lo zaino e riposare per l’indomani… giornata di viaggio e alla scoperta di una nuova meta… Okayama.

Kyoto mi ha lasciata come sempre affascinata dalla sua bellezza. Credo sia una delle poche città evolute e moderne a trattenere la tradizione, in un paese dove la passione per l’occidente e per l’evoluzione tecnologica stanno prevalendo. La realtà di Kyoto è quasi extra terrena per come la vivo io e se si ascolta bene si viene trascinati in un tempo antico dove le Geishe erano delle guerriere. Mi piace pensarla così e immedesimarmi in una di loro, invincibile e bellissima!

Giappone… da mangiare